Ci sono libri che non si può fare a meno di leggere tutto di un fiato. Quelli di Camilleri appartengono a questa categoria e, tra quello nella mia libreria, sono in buona compagnia di Simenon, Pennac, Lucarelli e una serie di saggi divulgativi come L’ultimo teorema di Fermat.
Montalbano sta invecchiando, ma se la cava ancora bene e, nonostante la pallottola nella spalla eredità del precedente Giro di boa, riesce ancora a fare il bagno nel mare di Marinella in piena notte.
La pazienza del ragno è la storia di una ragazza che viene sequestrata e di suo zio che ha messo sul lastrico la sua famiglia e ridotto la sorella in fin di vita. E’ anche la storia di Salvo e Livia che ancora una volta non riescono a fare a meno l’uno dell’altra, ma che proprio non ce la fanno a rinunciare alla propria libertà .
Il tutto è condito da frecciatine a un certo modo di fare politica, che sovrappone interesse pubblico e interesse privato (facile capire a chi si riferisci Camilleri). O dal disagio di un uomo anziano nei confronti di una tecnologia che parla un’altra lingua.
La chiamò al cellulare, ma arrisultò astutato. Anzi, per la precisione, la voci registrata disse che la pirsona chiamata non era raggiungibile. E consigliava di riprovare doppo tanticchia. Ma come si fa a raggiungere l’irraggiungibile? Solo provando e riprovando doppo tanticchia? Al solito, quelli dei telefoni tiravano a praticare l’assurdo. Dicevano, per esempio: il numero da lei chiamato è inesistente… Ma come si permettevano un’affermazione accussì? Tutti i nummari che uno arrinnisciva a pensari erano esistenti. Se veniva a fagliari un nummaro, tutto il mondo si sarebbe precipitato nel caos. Se ne rendevano conto quelli dei telefoni, sì o no?
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