Ospito con piacere il resoconto che Stefano Scorretti, studente del master in comunicazione di impresa del Centrostudi Comunicazione Cogno & Associati ha dedicato all’incontro del 12 febbraio, cui ho partecipato in veste di relatore.
Sabato 12 u.s. si è svolto, nella sede del Centrostudi Comunicazione Cogno Associati, un incontro in tema di nuove tecnologie, nello specifico di Internet e di alcune sue recenti ed interessanti declinazioni. Relatori Giancarlo Currò, marketing comunicator in una società del gruppo ENEL nonché critico musicale, intervenuto appunto in tema di musica e rete, e Nicola Mattina, user experience, a relazionare sulle nuove frontiere del Blog e del Consumer Related Media.
Con l’avvento della rete Internet, ancor più, con la diffusione della banda larga e il fenomeno della pirateria, il mercato della musica sta cominciando a rivedere azioni e strategie. I dati statistici, al 2003, indicano infatti, chiaramente, una tendenza regressiva nella vendita di musica ‘old style’. Dopo la scomparsa quasi totale delle audiocassette, ora è in crisi anche il Cd (sulla cresta dell’onda da oramai 20anni), in tutte le sue varianti (singoli, novità e album) e l’occupazione nel settore, nel primo semestre 2004, è in calo del 20%. Tiene bene, ed anzi cresce a dismisura, soltanto il mercato del Music Video e DVD musicali (+104% a valore complessivo).
In una situazione del genere e con prospettive ancor più nere, le major della musica devono necessariamente rivedere la rotta.
La strada da percorrere sembra inevitabilmente quella della riduzione dei costi di distribuzione, ancora troppo “pesanti” sul prezzo finale del Cd (45% del totale).La crisi dalla rete!
Ma come è legata la crisi del mercato discografico alla rete Internet? Tra la fine degli anni ’90 e l’inizio del 2000, ‘il popolo della rete’ ha conosciuto Napster. Il programma, inventato dallo studente americano Shawn Fanning, permetteva l’interazione paritaria tra il singolo utente ed un server centrale, in cui erano ‘caricati’ milioni di file (audio, video e dati). Si aveva così la possibilità di scaricare, gratuitamente, file DAL server e di mettere, a propria volta, a disposizione file PER il server.
La diffusione a macchia d’olio del fenomeno ha fatto sì che in qualche anno nascessero programmi analoghi ma migliorati nei punti deboli. E’ così diventato un sistema, non più server/client ma, client/client, in cui non c’è più un server centrale di riferimento. Gli utenti sono in grado di interagire direttamente tra loro, dislocando così, legalmente, la responsabilità tra milioni di nodi (client).
Contestualmente a Napster, l’altro elemento causa ed effetto del fenomeno è stato il formato audio MP3. Uno standard che, grazie all’eliminazione di dati ‘superflui’ all’interno della traccia musicale, rende il file più leggero e più pratico per il downloading.La musica in rete!
Artefice della crisi, la rete Internet però, si presenta anche come ‘uovo di Colombo’ per le grandi major del settore. Veicolare la musica attraverso la rete permetterebbe infatti una distribuzione, materiale ed immateriale, del prodotto lungo le direttrici virtuali del sistema, che consentirebbe il necessario, vitale e sensibile abbattimento dei costi. Le case discografiche hanno così, anche se in ritardo, ‘capito la lezione’ e stanno predisponendosi per una revisione del principio di fruizione della musica e, in un’ottica che vede il valore della musica legato alla percezione che ne ha il consumatore, riadattando i propri modelli di business.
Sono nate così varie tipologie di offerta musicale on-line: dall’acquisto in rete del vecchio Cd alla possibilità di scaricare musica gratuita, ripagandosi con la creazione di audience intorno al sito/brand che offre il servizio o con la registrazione e la raccolta di dati sui singoli consumatori. Dalla possibilità del semplice ascolto dal sito all’affitto per alcuni giorni, o per un tot di ascolti, di pezzi a scelta. Il tutto inserito all’interno di un progetto più ampio che vede la creazione di specifici prodotti hardware che ottimizzano il livello di portability.
La Apple ha dato il via a questo tipo di macrostruttura, integrando sito, catalogo, servizi e I-POD – una sorta di walkman ‘caricato’ ad MP3 – nel progetto iTunes. Si stanno ora adeguando, tra i più importanti, anche Microsoft con MSN e Napster con il suo progetto omonimo.Effetti e risultati
Anche se i fenomeni di pirateria e dowloading illegale rimangono comunque forti, la tendenza, a Gennaio 2005, sembra in lieve calo e soprattutto è in evidente ascesa il mercato ‘regolare’ della musica on-line con i dati, in Europa, che parlano di una percentuale del 33% di fruitori/acquirenti legali.
Le major si stanno mobilitando in tutti i sensi e con tutto il proprio potenziale. A livello aziendale è da segnalarsi la fusione SONY e BMG, a formare un nuovo grande colosso e la ‘santa’ alleanza tra Napster e Microsoft nella crociata anti iTunes della Apple. Nel campo delle innovazioni tecniche, è appena partito negli StatiUniti il nuovo formato Dual Disc – supporto ibrido tra Cd e DVD ‘inciso’ su entrambe le facciate – e in Europa stanno entrando nel giro del downloading musicale anche le aziende di telefonia. Infine, da segnalarsi in Italia, il nuovo corso di Elio e Le Storie Tese. Il gruppo milanese ha reinventato la propria struttura produttiva e distributiva basandola su una sorta di autogestione. Limitando i rapporti con la grande distribuzione e veicolando i propri prodotti principalmente attraverso strutture direttamente gestite (concerti, e-shop e punti vendita convezionati). L’innovazione e lo specifico tecnologico quindi hanno, ancora una volta, spostato in avanti i confini della musica e del suo mercato e noi intanto… restiamo ad ascoltare.I nuovi evangelisti…
E’ ormai chiaro che la nostra società deve, e dovrà sempre più, fare i conti con il world wide web. La realtà di Internet è una realtà che a tutt’oggi sfugge a qualsiasi tentativo di controllo e regolamentazione. Questa caratteristica ha fatto sì che la rete sia diventata, ben presto, una sorta di pubblica piazza in cui chiunque possa esprimersi liberamente – a volte anche troppo – e far sentire la propria voce. I fenomeni del consumer generated media e del blog sono due dirette derivazioni di questa mancanza di regolamentazione ma soprattutto della ‘voglia di esserci’.
Il principio del consumer generated media è fondamentalmente quello del passaparola, solo che in questo caso si propaga molto più rapidamente e in proporzione molto più ampia rispetto ad esso.
E’ un fenomeno, anch’esso in rapida espansione, sono sempre di più, difatti, i siti in cui si consigliano o sconsigliano prodotti o si evidenziano mancanze o efficienze di servizi. Siti precisamente strutturati in cui chiunque può ‘suggerire’ qualcosa e, in base al feedback positivo o negativo che riceve il suo suggerimento, guadagnare ‘punti-credibilità’. Attraverso questo passaparola virtuale si sono diffuse in rete notizie di ogni genere (solitamente sempre casi di inefficienze!).…e i loro mezzi!
La nouvelle vague dei blog nasce praticamente in contemporanea con il consumer generated media ed in sostanza è una esasperazione del concetto. Nel blog infatti non è necessario avere qualcosa di, potenzialmente, utile da dire.
Il blog è né più né meno che un diario. Una pagina personale in cui si ha la possibilità, ogni volta che si vuole, di esprimersi liberamente. La differenza, rispetto al diario ‘classico’, sta nel suo essere pubblico.
Il Blog come il consumer generated media è ovviamente uno strumento da usare con cura e da guardare con il dovuto senso critico. Quasi come un organismo vivente, la rete riesce spesso ad autocontrollarsi, riuscendo a filtrare messaggi falsi o ingannevoli. Esiste però sempre il rischio che notizie o informazioni create ad arte, per destabilizzare o creare scompiglio, si diffondano. E’ quindi, molto attuale, la discussione sul ‘se’, ad esempio, conviene che strutture aziendali lascino aperti ai propri dipendenti canali di tipo blog e, nel caso, come regolamentarli.
Nel frattempo, come diceva qualcuno, ‘bene o male, l’importante è che se ne parli’.