L’etica è uno degli argomenti più gettonati dal sito della Ferpi (Federazione relazioni pubbliche italiana): secondo Google la parola etica vi compare ben 733 volte.
La settimana scorsa, Toni Muzi Falconi ha proposto alcune considerazioni sull’argomento chiedendo agli utenti del sito di contribuire con i propri commenti (che, sfortunatamente, devono essere inviati per posta elettronica, giacché il sito Ferpi non dispone di un sistema di pubblicazione automatica come accade con un blog). Io gli ho risposto così:
Caro Toni,
trovo singolare il fatto che si paragoni il relatore pubblico all’avvocato: quest’ultimo infatti entra in campo per assistere un soggetto che è chiamato a difendersi e a dimostrare di non avere commesso reati. Quindi dire che un cliente ha diritto a un relatore pubblico che ne rappresenti le istanze nei confronti dei media è come dire che il ruolo del comunicatore è difendere l’immagine del proprio cliente in quanto esso commette illeciti o in quanto i suoi stakeholder pensano che egli lo faccia!
Insomma, l’impressione è che i relatori pubblici lavorino solo per figli di mignotta o presunti tali 🙂
Ti confesso che i grandi discorsi sull’etica non riescono a coinvolgermi più di tanto, perché alla fine si riducono in petizioni di principio che non hanno riscontro nella vita pratica. Può un non-fumatore lavorare per i produttori di tabacco? Certo che sì.
Può farlo con la stessa efficacia di un fumatore? Sì, se è un bravo professionista. Può sostenere che il fumo rilassa o che il fumo passivo non nuoce alla salute magari supportando le sue argomentazioni con ricerche addomesticate o pseudo-scientifiche? Sì, se la cosa non gli provoca particolari turbamenti morali!
In definitiva, tutte le elucubrazioni sull’etica delle professioni (di qualsiasi professione) possono essere sintetizzate in un’unica, fondamentale, massima: pecunia non olet!
Mi rendo conto che il tutto può apparire cinico e altre persone hanno commentato citando addirittura la Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo.
Il riferimento all’industria del tabacco mi è venuto istintivamente per il fatto che Toni (fumatore) è stato relatore dei produttori per anni. La sua agenzia, Scr Associati, gestiva infatti il Cdit, ossia il Centro di Documentazione e Informazione sul Tabacco: se ne occupava in particolare Florence Castiglioni (non fumatrice), oggi segretario generale della Ferpi. Le attività del Cdit sono documentate, tra gli altri, dalla Legacy Tobacco Document Libray della University of California, San Francisco. Qui si possono trovare 344 referenze per Cdit, 162 per Toni Muzi Falconi e 235 referenze per Scr Associati.
Tra i tanti documenti, ne ho trovato uno che racconta sinteticamente l’approccio del Cdit (in versione pdf). Non è un segreto che la comunicazione attorno al fumo negli anni ottanta e novanta presenti più di un’ombra e i documenti raccolti in questo sito, come in altri, non lasciano molti dubbi sulle strategie messe in atto dai relatori pubblici che hanno affiancato l’industria del tabacco.
Oggi questi stessi relatori traducono libri sull’etica e si avventurano in distinzioni tra etica personale, professionale e dell’organizzazione. Chiacchiere e niente più! I fatti – la storia lo dimostra – sono altri.
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