Paul Auster, La musica del caso

auster_lamusicadelcaso.gifLa storia inizia pressappoco così: «Per un anno intero non fece altro che guidare, viaggiando avanti e indietro per l’America nell’attesa che i soldi finissero. Non aveva pensato che sarebbe continuato così a lungo, ma una cosa ne portò con sé un’altra, e al momento in cui Nashe si rese conto di ciò che gli stava accadendo, non aveva più la possibilità di desiderare che finisse. Il terzo giorno del tredicesimo mese incontrò il ragazzo che si faceva chiamare Jackpot. Fu uno di quegli incontri casuali, imprevisti, che sembrano nascere dall’aria sottile – un ramoscello spezzato dal vento che improvvisamente atterra ai tuoi piedi. Fosse capitato in qualunque altro momento, Nashe probabilmente non avrebbe aperto bocca. Ma poiché si era già arreso, poiché credeva che non ci fosse più niente da perdere, considerò l’estraneo come una sorta di sospensione della pena, come un’ultima possibilità di fare qualcosa per sé prima che fosse troppo tardi. E proprio per questo non ebbe esitazioni. Senza il minimo tremito di paura, Nashe chiuse gli occhi e saltò.»
E continua alimentando l’attesa per un grande finale, uno di quei finali catartici che redimono il protagonista e ne fanno una persona migliore. Purtroppo il libro non finisce così: inaspettatamente si interrompe in modo un po’ insensato e deludente. Peccato, perché nel complesso è un libro molto ben scritto… e non potrebbe essere diversamente, visto l’autore 🙂

Paul Auster
La musica del caso
Guanda, 2003
Isbn: 88-8246-151-3