Chris Anderson, The Long Tail

anderson_longtail.jpgApprendo da Luca De Biase che The Long Tail: Why the Future of Business is Selling Less of More di Chris Anderson sarà presto disponibile anche in italiano a cura di Vittorio Bo. Non perdetelo: è una lettura molto interessante e istruttiva soprattutto per chi si occupa di distribuzione. Secondo il direttore di Wired, infatti, la rivoluzione economica del web non consiste tanto nel potere compare a prezzo scontato i prodotti online. Piuttosto, il concetto chiave è “il successo della varietà”.

Una novità assoluta per il consumatore moderno, abituato a fare i conti con gli spazi limitati dei negozi tradizionali. Proprio questa limitazione, secondo Anderson, ha determinato il modello di distribuzione finora prevalente: un modello costoso che permetteva di giustificare i prezzi di produzione e stoccaggio dei soli beni che venissero venduti in grandi quantità. La cultura di massa nasce proprio dal contingentamento degli spazi: la finitezza dei luoghi destinati alla vendita delle merci ha determinato la necessità di creare pochi prodotti buoni per tutti, omologando quanto più possibile in ogni settore i gusti e le preferenze culturali e di consumo.

Nel suo libro, per spiegare come stanno cambiando i modelli della distribuzione nell’economia digitale, Anderson ricorre spesso all’esempio dei libri. Gli scaffali di una grande libreria sono limitati e hanno un costo al metro quadro. Dentro non ci possono stare libri che non venderanno mai o che venderanno pochissimo e solo in un arco di tempo assai ampio. Per questo sono nati i best seller: una selezione di pochi titoli venduti moltissimo. Un circolo vizioso (o virtuoso, a seconda dei punti di vista) per il quale proprio l’esiguità dei prodotti a disposizione finisce per orientare il consumatore all’acquisto dei titoli meglio esposti e pubblicizzati consacrandoli come campioni di vendite.

Un modello che, per Anderson, appartiene ormai al passato, alla vecchia economia degli atomi. Perché con il digitale le cose stanno cambiando. E per dimostrarlo, il direttore di Wired ricorre alla statistica. L’analisi quantitativa dei dati – spiega Anderson nel libro – evidenzia che la nostra società sta incrociando la “coda lunga”. Di cosa si tratta? The Long Tail, la lunga coda, è un’interpretazione statistica dei meccanismi dell’economia nell’èra digitale. Grazie alla Rete, il mercato e la società non si concentrano più su pochi beni di successo, ma su un numero crescente di prodotti di nicchia, mirati ai bisogni e ai gusti del singolo consumatore. Così, la formula del best seller cede il posto alla distribuzione personalizzata, grazie alla diminuzione dei costi di produzione e allo spazio senza limite dei negozi virtuali. In particolare, nei numeri che descrivono la distribuzione delle vendite, la “coda lunga” è la parte finale del grafico: da una parte ci sono pochi prodotti che vendono molto, dall’altra molti prodotti che vendono poco. L’analisi di Anderson dimostra che, grazie ai negozi online, la somma dei prodotti di nicchia è superiore a quella dei best seller. In altre parole Amazon non solo vende più libri e compact disc di un negozio fisico, ma li vende pescando da un assortimento molto più ampio. Perché – è la teoria di Anderson – quando i consumatori possono scegliere tra un’offerta pressoché infinita, la natura individuale e caratteristica delle loro preferenze si manifesta.

Tre le regole dell’economia della “coda lunga” teorizzate dallo studioso statunitense: ampliare al massimo i cataloghi (la neutralizzazione dei costi di stoccaggio e di esposizione rende economico creare cataloghi infiniti), abbassare il costo della varietà (riduci il prezzo alla metà e taglialo ancora, è il motto di Anderson), guidare la domanda verso la parte “bassa” della coda (aiutando il cliente a esplorare nuove possibilità). Per garantire alti volumi di vendite dei prodotti così distribuiti non sono necessarie, secondo Anderson, grandi campagne promozionali: basta il passaparola.

Ogni anno – ricorda lo studioso – vengono prodotti oltre centomila film, ma solo un centinaio possono contare su un investimento di marketing consistente. Nonostante ciò, un film come Lagaan: Once Upon a Time in India, proiettato in appena due sale negli Usa, è riuscito attraverso l’online ad imporsi come la pellicola indiana più distribuita di tutti i tempi nel mercato statunitense (almeno stando ai dati forniti dall’Amazon’s Internet Movie Database). E la ragione è che la “lunga coda” consente, tramite il passaparola e la distribuzione online in siti come Amazon e Netflix (entrambi ricorrono al cosiddetto marketing virale, pubblicando le preferenze di chi ha comprato un determinato prodotto e suggerendo le relative opzioni ai nuovi acquirenti), di fare incontrare ogni film con il suo spettatore elettivo, ampliando al massimo il mercato. Uno schema applicabile a tutto l’universo dei prodotti dell’entertainment, nel momento in cui «attraverso la distribuzione e la vendita al dettaglio ondine, stiamo passando dal mondo della scarsità a quello dell’abbondanza».

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7 Responses

  1. Lo comprerò subito!
    Un possibile altro fattore potrebbe essere la casualità dell’ accesso ai “prodotti” … la coda lunga mantiene ed allunga la vita dei libri negli scaffali e la possibilità di mettere in vetrina anche random gli stessi libri sarà un valore in più…

  2. gia’, ottimo libro, anche se e’ vero che il libor e la long tail in se’ sono tutt’altro che una novita’ oramai

    peccato che la traduzione italiana era stata gia’ stata opzionata quando mi sono mosso…ma l’importante e’ che esca anche in italiano — come anche altri due importanti libri, 9convergence culture e wikinomics) di cui parlo su apogeonline

  3. @Maurizio. Quello che dici è senza dubbio vero, ma mi piacerebbe sapere quanti, tra i tuoi clienti, hanno familiarità con l’argomento. Personalmente, ogni volta che tiro fuori la coda lunga, mi guardano con molto scetticismo (almeno fino a quando non nomino Amazon)…

  4. Grazie Bernardo i libri di cui scrivi non li conoscevo.
    @Nicola i miei clienti non fanno fede, visto che lavoro con società che si occupano di innovazione, ma in Italia non sono molti i manager che si interessano di questi temi che ritengono lontani dalle loro realtà.