La copertura che il Secolo XIX (sponsor) ha dato allo ZenaCamp offre l’opportunità per un paio di osservazioni.
Nella versione cartacea, l’evento si guadagna la prima pagina con uno spazio sopra la testata e la faccia un po’ allucinata di Robin Good.
La cosa viene presentata come un evento mondano, una festa, ma d’altro canto è la prima pagina e ci vuole un po’ di glamour. L’articolo nella sezione “spettacoli e cultura†è ben scritto e in quanto tale è prevedibile, non ha nessuna particolare anima.
E’ un buon esempio di giornalismo, c’è la notizia e c’è il colore, ma racconta tutto sommato poco. Ironia della sorte, la foto interna riporta praticamente solo nuche e culi (il mio, ahimé). E’ molto più bello leggere quello che si dice in Rete e guardare le foto su Flickr: è più vero, meno filtrato, più interessante. Insomma i giornali riescono a raccontare solo fino a un certo punto: i media sociali riescono ad andare oltre.
La versione online, invece, è semplicemente disastrosa. Il redattore ha fatto copia e incolla di un take dell’Ansa, come ci fa notare Lele Dainesi. La notizia dell’agenzia è piena di errori: sono sbagliati nomi (Beggi diventa Baggi, Maistrello diventa Maistrella) e secondo il giornalista Beggi avrebbe detto: “Secondo la leggenda metropolitana che circola fra noi blogger (chi scrive su un blog) – continua Baggi – tempo fa in California, durante una classica conferenza, un ragazzo si accorse che la parte più interessante erano i discorsi informali che i partecipanti facevano al bar durante le pause dei lavori. Seguendo questo spirito organizzò il primo BarCampâ€.
Se Beggi ha detto una cosa del genere, qualcuno gli metta off line il blog e bruci l’hard disk per punizione 😉
Questo è un esempio di pessimo giornalismo. E certo non è molto bello che il redattore del Secolo XIX abbia fatto copia e incolla dall’Ansa dimostrando di non aver neanche sfogliato la versione cartacea del giornale per cui scrive! Insomma, sembra che le redazioni non si parlino molto: perché non far scrivere la notizia per l’online alla stessa persone che ha seguito la conferenza e ha scritto il pezzo per la carta stampata?
E, infine, se è vero quanto ho detto prima, perché non continuare quanto scritto da sulla carta con un pezzo complementare che faccia da aggregazione e punto di partenza verso altre destinazioni? A quanto pare è una cosa difficilissima da fare: neanche Nova24 – che pure ha offerto spazio a molti blogger sulle proprie pagine – ha ancora pensato a qualche forma di ibridazione seria.
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9 Responses
Nicola,
non esistono casi in Italia di integrazione tra redazione online e redazione del giornale di carta. Questa è la semplice ragione per cui sul giornale è uscito un pezzo e online un altro.
E’ una questione di contratto sindacale, di integrazione per il multimediale e altro.
Purtroppo è così e la conseguenza più evidente è l’episodio che tu racconti in questo post.
In effetti è controproducente e dispendioso.
Ne parlava anche Mafe l’altro giorno qui: http://tinyurl.com/yrw2qk
Quello che c’era da dire è stato già detto. Ieri ho letto il post di Lele e sono rimasto abbastanza stupito e leggendo oggi la nota di Luca che conferma il tutto, ci rimango proprio male.
D’accordo che è difficile mettere d’accordo tutti e lavorare insieme su cose differenti (come possono essere la testata cartacea ed il portale online) ma qui si sfiora il ridicolo. Già copiare notizie non è bello per i portali amatoriali (a meno che non venga dichiarato proprio da note legali) ma addirittura farlo fare a giornalisti pagati per scrivere è assurdo.
Ancora una volta “il blog” si dimostra migliore nell’interazione evento / utente. Inutile negarlo, per scrivere di un evento, bisogna viverlo e sentirsi protagonisti. Essere costretti a scrivere di qualcosa che non si conosce, è la morte del giornalismo (ne parlavamo con Luca a Milano durante il corso di FaLaCosaGiusta)… 🙁
Abituata ai refusi dell’ansa, ormai da anni sono convinta che i suoi giornalisti siano affetti da pessima grafia; quando prendono appunti, dopo non riescono a decifrarli. ;-D
Non posso credere che Beggi abbia detto una cosa del genere io nel dubbio però gli tiro giù il blog 😉
“Inutile negarlo, per scrivere di un evento, bisogna viverlo e sentirsi protagonisti”, una frase meravigliosa … sarebbe davvero ora che le redazioni integrate apparissero anche nel nostro paese, secondo me Nòva24 ci sta provando ma ancora c’è tanta strada da fare.
Tra poco alcuni aggiornamenti su leledainesi.com 🙂 BELLISSIMO POST Nicola!
Ciao Nicola, essendo nel CDA del giornale che citi (che ha reso possibile lo ZenaCamp unico ‘gold’ sponsor tra tutti peraltro), oltreché uno degli organizzatori mi sento tirato in ballo;)
Luca ha fotograto bene la realtà . Vero che il giornalista non ha brillatto, ma vero anche che non esite una sola redazione integrata in Italia. E non solo: i casi in Europa e US si contano e si additano come ‘miracoli’. Il problema, scusate, non è la buona volontà ma i contratti di lavoro e la giurisprudenza, oltreché i rapporti sindicali, relativi.
Detto questo, sono d’accordo, è uno spreco di risorse che produce un risultato decisamente perfettibile. E infatti ci siamo dati come progetto strategico -a lunga gittata- la creazione di una redazione intergrata, che, credi, sarà una delle prime in Italia e Europa.
Marco, ovviamente non c’era alcun intento polemico ed è assolutamente da applaudire il fatto che il Secolo XIX abbia sponsorizzato l’evento: non so quanti altri giornali l’avrebbero fatto (almeno in Italia). Rileggendomi, però, mi rendo conto che a volte difetto nella forma e avrei potuto proporre queste osservazioni con più tatto e senza additare il giornalista. Chiedo quindi venia se sono andato troppo “sopra le righe”.
Ciò detto, non posso che constatare quanto sia assurdo il fatto che un contratto collettivo impedisca di integrare le redazioni. Immagino che la causa sia principalmente in un atteggiamento luddista del sindacato e mi sembra incredibile che la rappresentanza di una categoria composta da intellettuali continui in una direzione che è palesemente perdente.
Grazie del commento 🙂 Nicola