Di recente sono stati pubblicati una serie di interessanti rapporti, studi e documenti relativi ai concetti e alle applicazioni presenti, passate e future del web 2.0 in campo aziendale.
Dion Hinchcliffe ne ha proposto recentemente una rassegna (More results on use of Web 2.0 in business emerge), che suggerisco di leggere.
Tra gli studi citati, Hinchcliffe si sofferma su quello di McKinsey, che sembra indicare il rapido formarsi di un ampio e attivo interesse riguardo l’intelligenza collettiva tra i Cio, i Cto e le altre alte cariche dirigenziali di molte società. McKinsey dichiara che il 48% dei circa 3.000 dirigenti intervistati investono attivamente nelle strategie di intelligenza collettiva. Queste cifre risultano interessanti perché indicano che i dirigenti stanno investendo molto più di quanto da loro stessi dichiarato per quanto riguarda gli investimenti in altri approcci noti del web 2.0 tra cui networking sociale, rss, podcasting, wiki e blog, cui viene tributato un interesse generale di gran lunga inferiore. In realtà, di tutte le tendenze del web 2.0 prese in considerazione, soltanto i servizi web hanno una rilevanza superiore rispetto all’intelligenza collettiva in termini di investimenti correnti.
Hinchcliffe sostiene che i dati, di fatto, mostrano la diffidenza dei dirigenti nei confronti del nuovo che avanza (nulla di nuovo sotto il sole): “gli effetti prodotti dalle tecnologie del web 2.0 quali il flusso libero delle informazioni, la struttura emergente, i maggiori livelli di attività sociale e la produzione peer-to-peer decentralizzata risultano talvolta sovversivi e, in un certo modo, distruttivi per le strutture aziendali e i processi gestionali tradizionali.” In questo contesto, non è difficile immaginare che uno studio dello stesso tipo esteso alla comunità degli utenti in generale e non circoscritto al management, avrebbe prodotto una serie di risposte diverse, una delle quali avrebbe enfatizzato le piattaforme del web 2.0 che sono più sotto il controllo degli utenti finali, quali i wiki e i blog precedentemente menzionati e, probabilmente, le applicazioni di networking sociale.
Hinchcliffe osserva anche che “le aziende sono strutturate in maniera molto diversa dal web, pertanto esistono grandi impedimenti all’utilizzo degli scenari di produzione del web 2.0”. E’ vero: le aziende sono costruite su una gerarchia lineare e sull’idea che pochi illuminati possano tracciare la rotta che tutti gli altri devono seguire. Il modello che è emerso in Internet in questi ultimi dieci anni è, invece, assai diverso. Chissà! Forse, stiamo per assistere a una riedizione della lotta di classe che i lavoratori vinceranno grazie alla diffusione di sistemi di coordinamento tra pari più efficaci ed efficienti dei sistemi di comando e controllo che caratterizzano le elefantiache burocrazie aziendali.
Post pubblicato nel blog di Web 2.0 Oltre
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