Corporate blogging: parte 1

Quali sono gli approcci possibili al corporate blogging? Penso che si possa delineare una progressione che parte dall’atteggiamento difensivo fino ad arrivare al coinvolgimento degli utenti nel processo di disegno ed evoluzione di un prodotto/servizio.

0. Fake blog
Quello del blog fasullo è l’approccio dei relatori pubblici inetti e incompetenti. L’idea luminosa sarebbe quella di simulare un cliente entusiasta che ha deciso di scrivere meraviglie dell’azienda. Peccato che in Internet, le bugie abbiamo le gambe corte, come ha mostrato Wal-marting across America, un blog fasullo inventato da Edelman per Wal-Mart e smascherato nel giro di qualche settimana.

1. Commenti
Alcune aziende fanno monitoraggio delle conversazioni online ed intervengono per rettificare informazioni errate. Una di queste, per esempio, è Vodafone, il cui ufficio stampa interviene in modo trasparente in newsgroup, forum e con commenti ai blog. In questo stadio, si ascolta e si agisce soprattutto per evitare il formarsi di catene di sant’Antonio.

2. Press blog
Con Press blog intendo la trasformazione dell’area ufficio stampa di un sito web in un vero e proprio blog, con commenti, feed Rss e widget. In un mondo dominato ancora dalle aree riservate ai giornalisti accessibili con password e dai comunicati stampa in formato pdf, non sono molti gli esempi che si possono citare: in Italia c’è l’area news di Samsung Italia. In questa categoria, inoltre, possiamo annoverare gli esperimenti di Edelmann, che ha rivisto la formula del comunicato stampa introducendo il social media news release.

3. Marketing blog
Il marketing blog è un blog gestito da professionisti della comunicazione, che serve a sostenere il lancio di un prodotto o di un servizio. Un buon esempio italiano è rappresentato da Quellichebravo, che viene scritto a quattro mani da due product manager di Fiat e da due consulenti (uno dei due è Marco Massarotto). E’ un passo avanti rispetto al press blog, perché c’è il coinvolgimento di persone che normalmente non vengono esposte al contatto con i clienti: costoro vengono aiutati da professionisti che si occupano essenzialmente degli aspetti relazioni del blog.

4. Ceo blog
Poiché la pratica del blogging suggerisce che sia una persona ad apparire come autore perché la blogosfera è una conversazione tra individui, occorre individuare un portavoce aziendale che ci “metta la faccia”. La prima scelta è ovviamente l’amministratore delegato o il presidente, giacché egli svolge già il ruolo di rappresentante aziendale ed è l’unico che può assumersi la responsabilità di quello che dice a nome di tutta l’azienda. Ovviamente occorre avere un capo presentabile e disponibile come Jonhatan Swartz di Sun, cosa non troppo frequente. Il Ceo blogging ha un difetto perché i vertici delle grandi aziende cambiano con una certa frequenza. E’ accaduto, per esempio, in Ducati, anche se il nuovo amministratore delegato (Gabriele del Torchio) ha raccolto l’eredità lasciatagli da Federico Minoli trasformando Desmoblog in un brand blog.

Fine della prima parte. Nel prossimo post: testimonial blog, brand blog, product blog, employee blog, product development blog e internal blog.

P.s. Avete commenti o casi con cui contribuire a questa analisi? Non siate timidi 🙂

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7 Responses

  1. forse si può definire una categorie di “employee blog” ovvero di blog (più o meno supportati/autorizzati ufficialmente dall’azienda) tenuti da dipendenti dell’azienda.
    la differenza rispetto ai “marketing blog” e “press blog” credo possa consistere nel fatto che gli “employee blog” sono gestiti da una persona reale e non da un dipartimento dell’azienda.
    se non sbaglio Scoble era un blogger prima “tollerato” e poi “autorizzato” da Microsoft.
    qui ho trovato una serie di blog di dipendenti (così almeno mi pare) di Microsoft Italia:
    http://www.microsoft.com/italy/communities/blog/default.mspx

  2. Come esempio di Ceo Blog io ti posso portare http://www.blogs.marriott.com/
    che è il blog di Bill Marriott, CEO della catena di alberghi Marriott.
    Ha aggiornamenti settimanali e, nonostante abbia chiarito subito che fisicamente non lo aggiorna lui personalmente, riporta una immagine del personaggio interessante e leggibile.

  3. Non ti commento spessissimo, ma adesso mi sento in dovere di farti i complimenti per il post. Interessantissimo

  4. @ Nicola: ESATTO!!! Il problema è proprio questo (come si vede che che ne capisci..). Nel corso delle mie esperienze (tutte italiane) mi hanno sempre fatto due obiezioni all’utilizzo di un blog: post o commenti ricchi di parolacce e offese; non è abbastanza istituzionale o autorevole; Non dovrebbe essere la relazione il motore di tutte le azioni di comunicazione? mah…
    Ti rigiro quindi l’obiezione principale sull’avere o meno un blog: come gestire i commenti eccessivamente volgari e offensivi
    Ciao!

  5. Ops..scusa il commento era riferito al secondo post sui blog. Chiedo perdono…
    Andrea

  6. @andrea. I commenti volgari e offensivi si gestiscono molto semplicemente: non si pubblicano! Così come in una conversazione generalmente non si tollerano le persone che urlano o si comportano in modo arrogante oppure ti insultano. I troll si escludono da soli: basta essere molto chiari nelle policy. Il problema sono i commenti scomodi, quelli di persone che dicono semplicemente quelle verità che alcuni non hanno voglia di sentire. Da questi non si scappa: o si decide di rispondere in trasparenza, oppure si evita di affrontare la discussione.