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D-Day: piccola cronaca della giornata

Arrivo alle 10 e qualcosa: la sala è gremita e c’è molta gente in piedi lungo le pareti. Riconosco subito il Mantellini sul palco, accando a Lilli Gruber che parla dell’inevitabilità di Internet. La segue il sostituto di Riotta che parla dell’ineluttabilità della rete e testimonia che anche al TG1 ormai si usano le mappe prese da Internet. Continua su questo leit-motiv anche il Ceo di Rcs Media Group e l’impressione è che chi viene dal mondo dei media non si sia ancora ripreso dalla botta e arranca travolto dalla velocità. Eppure a me sembra che il problema non sia tanto la velocità (anche se questa sembra essere la maggiore preoccupazione), quanto il sistema di produzione e distribuzione delle notizie.
Peter Kruger, consigliere new media del Ministero delle comunicazioni, non è molto convincente: bofonchia qualcosa su Wikipedia ed evita di rispondere alle domande sulla legge Levi-Prodi e sulla riforma del sistema radio-televisivo.
Paolo Barberis, Ceo di Dada.net, ricorda che la sua creatura è al quattordicesimo posto dei social network nel mondo con oltre 20 milioni di utenti.
Beppe Severgnini, in una registrazione video, sottolinea che l’unica cosa che può differenziare i media tradizionali è l’affidabilità. In effetti, è sempre più frequente lo smascheramento di articoli mal scritti e poco documentati, così come è sempre più frequente la polemica in rete su come i giornali trattano i fenomeni della rete.
Adesso parte il dibattito. Napolux solleva il problema dell’accesso ai commenti del Corriere della Sera: risposta piccata da parte di Rcs che difende la registrazione e sostiene che ogni commento viene rivisto da un giornalista, perché tutti i contenuti del Corriere devono essere validati. Corretto, però ci sarebbe da dire che i commenti non sono articoli!
Provo anche io a fare una considerazione, anche se – come al solito in questi casi – non mi riesco a spiegare bene (uffa!). Quello che cerco di dire è: andiamo per un attimo oltre la questione della velocità, il dato più rilevante è probabilmente quello dell’agenda setting. Dal mio punto di vista esperimenti come WikiNotizie rischiano di compromettere la capacità dei media di massa di decidere quali sono gli argomenti di discussione. Ed è chiaro che nel momento in cui i massa media perdono questa capacità, allora perdono anche l’appeal del potere del politico e l’interesse da parte degli industriali.

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