Nel post precedente, ho seguito il ragionamento sulla formazione dell’opinione pubblica proposto da Giovanni Sartori nel suo Democrazia. Che cosa è. Adesso occorre approfondire la questione di chi ne è artefice. Cominciamo con il dire che la formazione dell’opinione pubblica come lo abbiamo descritto è possibile solo a tre condizioni: libertà di pensiero, libertà di espressione, policentrismo.
La libertà di pensiero postula che l’individuo possa liberamente attingere a tutte le fonti del pensare, e anche che sia libero di controllare quel che trova scritto o sente detto; ed è poca cosa se non è sostanziata da un’ansia di verità di quel che è davvero successo […] Non possiamo in alcun modo impedire che la libertà di pensiero e di espressione diventino libertà di propagare il falso; ma abbiamo il diritto, e anche il dovere, di pensarne male. Aggiungi che la libertà di espressione […] presuppone un’atmosfera di sicurezza. Non basta che la libertà di espressione sia tutelata dal sistema legale; occorre anche che non ci sia paura. Là dove esistono intimidazioni, e dove deviare dall’ortodossia dominante ci mette in cattiva luce (se non al bando), la libertà di espressione viene anchilosata e, di riflesso, la stessa libertà di pensiero viene deformata. (p. 69)
Alla libertà di espressione segue naturalmente la libertà di organizzarsi per propagare quello che abbiamo da dire. In questo contesto, è ovviamente rilevante la struttura delle comunicazioni di massa che è, ad un tempo, il prodotto e il promotore della libertà di espressione. In una democrazia, la struttura dei media è policentrica e il grado nonché la configurazione di questo policentrismo varia da paese a paese. In Italia, possiamo arguire che – almeno per quanto riguarda le televisioni – il grado di policentrismo è piuttosto ridotto, dal momento che delle sei reti principali, tre sono di proprietà di un unico soggetto e altre tre sono sotto la fortissima influenza dello stesso soggetto soprattutto quanto conquista il diritto di governare. Più articolata, invece, il panorama della carta stampata, giacché gli editori sono più numerosi.
Tuttavia, per quanto possa essere vero che i media delle democrazie meritino riserve e accuse, non si può negare che il policentrismo rimane centrale per la sopravvivenza di una democrazia. Altrimenti c’è totalitarismo e l’informazione viene sostituita dalla propaganda, che non ammette la formazione di opinioni diverse da quelle che essa diffonde.
Nel prossimo post concluderemo il discorso e ci occuperemo di informazione, disinformazione e competenza.
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