Il Sole 24 Ore del 14 agosto dedica una pagina all’analisi dei dati elettorali degli ultimi quindici anni, mostrando come gli italiani si siano costantemente orientati verso il centro-destra. I tre grafici che abbiamo ricostruito mostrano chiaramente la (scoraggiante) situazione:
Sinistra e destra dal 1994 al 2008, Camera, voti proporzionali
Le coalizioni di centro-sinistra e di centro-destra dal 1994 al 2008, Camera, voti maggioritari nel 1994, 1996, 2001; voti proporzionali nel 2006 e 2008
Sinistra moderata e destra moderata dal 1994 al 2008, Camera, voti proporzionali
Roberto D’Alimonte e Fabrizio Forquet commentano i dati così:
Le ultime elezioni sono state solo una cartina di tornasole. La prova sperimentale di una realtà “strutturale†della politica italiana: in mancanza di novità sostanziali nell’offerta politica in Italia esiste da almeno 15 anni una maggioranza stabile a favore del centro-destra. […]
E’ un fatto: almeno dalla caduta del muro di Berlino l’immagine della sinistra resta negativa per la maggioranza dell’elettorato italiano. Serve, perciò, un discontinuità forte, che permetta un allargamento stabile e profondo sull’elettorato di centro.
Personalmente, non vedo alcun reale elemento di discontinuità nel modo di fare politica del Partito democratico rispetto ai partiti che lo hanno formato e – peggio – rispetto al Popolo della libertà . Lo stesso approccio dall’alto verso il basso, una fortissima spinta all’auto-referenzialità , l’attaccamento tenace alla poltrona, la politica vista come mezzo per esercitare il potere invece che come servizio ai cittadini. A questo, i dirigenti della sinistra (soprattutto gli ex-comunisti) aggiungono quel fastidioso senso di superiorità morale che non ha oggettivamente alcuna base reale.
Se discontinuità ci deve essere non può che partire dal basso: dalle radici!
Technorati tags: partito+democratico, radici+democratiche, sole24ore, roberto+dalimonte, fabrizio+forquet, elezioni
One Response
Il principale problema della sinistra, di quella passata e di quella attuale, è la sensazione soffocante di doversi conformare ad un sistema di pensiero predefinito . Diventare parte della sinistra sembra equivalere ad una specie di “conversione”, un impegno totale e totalizzante. La destra degli ultimi anni invece, nonostante i grandi discorsi sui “valori” della tradizione italiana, ha vinto soprattutto quando si è posta obiettivi concreti, a livello locale o regionale, anche quando l’utilità degli obiettivi poteva essere discutibile… E’ la differenza tra essere e fare.