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Giuliano da Empoli, Obama. La politica nell’era di Facebook

Ieri mi è capitato per le mani Obama. La politica nell’era di Facebook di Giuliano da Empoli. Libricino complessivamente piacevole, che si legge in un paio di ore. L’analisi non è certo delle più approfondite, ma contiene alcuni spunti interessanti sul ruolo simbolico di Barack Obama, come portavoce delle élite economiche della Silicon Valley, della generazione dei Millenial e del sogno americano.
Meno felice il capitolo dedicato alla Rete (eppure il titolo del libro farebbe pensare a un testo centrato proprio suo ruolo di Internet) che contiene alcune considerazioni fin troppo sommarie e superficiali. Dice da Empoli:

Il fatto è che il mondo dei blog è una realtà spietata. Basta un passo falso e la rete ti si rivolta contro con violenza inaudita. I blogger non hanno rispetto per nessuno. Sono ignoranti e maleducati. Soprattutto, non sopportano di essere censurati o manipolati. Chi si mette nelle loro mani lo fa a suo rischio e pericolo.
Per questo, gli uomini politici non si fidano di Internet. E’ un mezzo troppo imprevedibile e poco controllabile. Chi si lancia in una campagna elettorale, tradizionalmente, fa grossi sforzi per mantenere il controllo del messaggio. Non vuole correre rischi: gli imprevisti devono essere ridotti al minimo. La rete, invece, si nutre di gaffe di passi falsi. Ogni blogger è una potenziale mina vagante che può decidere all’improvviso di rivoltarsi contro la mano che lo accarezza. E perfino quando sono dalla tua parte, non è detto che sia sempre un vantaggio. Per un packridge47 che produce un video geniale ce ne sono altri cento capaci di mettere in imbarazzo il candidato con la loro volgarità, il loro estremismo, la loro profonda e irrimediabile stupidità.

Fa meglio quando cita un libro che avrebbe dovuto leggere con maggiore cura, ossia Economia della felicità di Luca De Biase:

La materia prima del Web 2.0 sono le relazioni tra le persone: se il consumatore dei media tradizionali era passivo e l’internauta di prima generazione doveva, tutt’al più, accontentarsi do inviare una mail al webmaster, l’ultima generazione di navigatori è interamente proiettata nella dimensione della partecipazione. Si tratta innanzitutto di esprimersi: le proprie idee, i propri sogni, la propria identità.

Ma il giovane da Empoli rimane complessivamente scettico nei confronti della Rete. Come tanti intellettuali, o presunti tali, non riesce a scendere dal piedistallo su cui è salito. E’ un peccato perché il racconto che fa delle primarie americane mi sembra complessivamente buono, ma si ferma proprio dove emerge quel po’ di saccenza di chi – facendo parte di una élite – guarda al mondo delle persone normali con un po’ di distaccata sufficienza.