Pd: cercasi becchino

Concordo con l’analisi di Fabio Bistoncini, che – in merito al voto in Sardegna e alle dimissioni di Veltroni – dice:

Proprio l’altro giorno abbiamo avuto, proprio per la nostra attività professionale, l’opportunità di cogliere alcune confidenze di uno dei tanti big del PD.
Che sottolineava che il voto sardo avrebbe rappresentato lo spartiacque dell’avventura veltroniana. Non le elezioni europee come obiettavamo noi, ma proprio l’esito di un voto che interessa poco meno di un milione e mezzo di elettori (e mi scusino i nostri lettori sardi).
Con queste premesse è evidente che in discussione non è solo Veltroni, ma l’intero progetto di PD.
La candidatura Bersani NON è e non può essere una soluzione.
Sbaglierò (ancora una volta?!?) ma l’impressione è che Bersani possa rappresentare l’autorevole exit strategy dal progetto PD.
Un PD in realtà spostato a sinistra, che abbandona la “vocazione maggioritaria” veltroniana e che si propone di stringere alleanze con il centro (UDC+eventuali fuoriusciti dallo stesso PD) e con i rimasugli dell’estrema sinistra. Un PD molto più vicino ai DS: in grado di raccogliere il 20-25% di consensi elettorali ed essere così il perno di un’alleanza di centro sinistra.
Un film che mi pare di avere già visto.
Diverso sarebbe arrivare ad un congresso straordinario in tempi brevi che prenda atto dell’egemonia politica berlusconiana per i prossimi 4 anni e che si attrezzi, con un cambio generazionale senza precedenti, a ricostruire un rapporto con un elettorato smarrito e confuso.
Quattro anni insomma per ricostruire l’opposizione, dando per scontate alcune sconfitte elettorali e, soprattutto un progetto politico.
I laburisti in Inghilterra impiegarono molto di più. Ma alla fine della loro “traversata nel deserto” riuscirono ad offrire un progetto, una visione della società, credibile e serio.
Perché mai in Italia abbiamo sempre l’odiosa ambizione di esser diversi, di poter sempre percorrere delle scorciatoie????

Sono pessimista 🙁

4 Responses

  1. I laburisti nel Regno Unito impiegarono molto di più non perchè pianificarono le cose con calma per un VERO cambiamento, che le scorciatoie sono roba da italiani che non vogliono fare la fila, ma perchè presero sonore scoppole per 3-4 elezioni politiche consecutive.

    Se questo è il modello, il PD ha tutto il tempo che vuole…

  2. paradossalmente quando la situazione sembra più confusa le ricette per venirne sono forse le più semplici. Posto che berluscono ce lo teniamo per altri 10 anni e che con la crisi in arrivo avremo problemi di libertà personale e di elevatissimo conflitto sociale se ne viene fuori con un coraggio straordinario e scelte storiche. la piattaforma vincente nei contenuti che piaccai o no ce l’anno traveglio, grillo e di pietro. sul fronte operativo bisogna mettere in campo un ensamble da combattimento vero. per usare una formula da governo ombra ci metterei dentro:

    Roberto Saviano (morto che cammina)
    Travaglio (morto che cammina)
    Di pietro
    Benigni
    vada oer bersani
    forse cacciari
    soru
    diego bianchi (aka Zoro)
    Antonello Piroso
    Iacona
    purtroppo mi mancano le donne (la cosa è triste)

    altri non mi vengono in mente per ora. Dai mettiamo su un blog per le primarie on line. Ora subito. Un successone. facciamo votare il popolo della rete. anzi orimo round le nomine. secondo round le votazioni. se non altro se ne vedrebbero delle belle.

    Tu chi ci metteresti?

  3. E’ evidente che i “colleghi” di Veltroni, non sono affatto così dispiaciuti per le sue dimissioni e la sua dipartita. Anzi sono molto più interessati alla nuova poltrona che a tutto il resto.
    Dietro a tutto ciò, il “Darth Vader” della situazione è sempre e soltanto uno…
    Questa è la mentalità politica in Italia che forse cambierà nella successiva generazione..
    Complimenti per il blog!
    Ciao

    Max

  4. Nicola, intanto grazie per la citazione. Provo a rispondere a Iron Mauro perchè evidentemente nel mio post sono stato poco chiaro.
    E’ vero, i laburisti prendono le prime tre “scoppole” elettorali a partire dal 1979 (prima elezione Margaret Thatcher).
    Fino al 1987 rimango “inerti”, non riescono a cambiare una proposta politica fortemente influenzata dai sindacati con i quali il partito mantiene relazioni fortissime.
    Le cose cambiano appunto dal 1987: comincia a delinearsi una nuova leadership (il segretario è ancora il vecchio Kinnock ma cominciano a crescere i giovani Mandelson, Brown e Blair) e una nuova proposta politica.
    Meno legata ai sindacati e ai concetti di “classe” più attenta ai nuovi ceti produttivi, alle diseguaglianze create dalle riforme conservatrici conservatrici. Insomma più moderna e più moderata.
    Nel 1992 il labour viene ancora sconfitto ma comincia a dimostrare una nuova capacità di attrattiva nel mercato elettorale.
    Blair stravince le elezioni del 1997 e inizierà una vera e propria egemonia laburista (che ancora dura).
    Tempi lunghi, la definizione delle politiche INSIEME alla leadership. Questo insegna il caso laburista (ma con i dovuti distinguo) la stessa cosa accadde in Spagna con Zapatero.
    In Italia no, dal momento che l’accelerazione sul PD (un nuovo partito che nasce dalla fusione “fredda” di due altri partiti) ha portato alla scelta di Veltroni rimandando la discussione sulle politiche.
    Ecco cosa intendevo per scorciatoie: la presunzione che scelto un leader si possa pensare a costruire le politiche.
    Le due cose, per funzionare, hanno bisogno di tempi lunghi e devono procedere di pari passo.
    Scusate la lunghezza ma la politica mi appassiona ancora.