Alle Venice Sessions di Telecom Italia si è parla di storie. Cito dal sito del progetto:
La narrazione è il nuovo codice universale – dalla sfera più umanistica, sembra diffondersi progressivamente ovunque. Come un filmato “virale†ha contagiato territori diversi del sapere, da quello pragmatico dell’impresa, alla sfera dell’arte, dalla filosofia alla scienza e al web. Cercheremo in questa Session di capire come. E perché.
Sullo storytelling si possono dire molte cose: dipende dal punto di vista da cui guardi l’argomento. E’ un argomento difficile perché tutti abbiamo esperienza di narrazione giacché essa è parte integrante della nostra vita: è il modo con cui diamo un senso alle cose che facciamo, con cui analizziamo il passato e guardiamo al futuro. Siamo esseri narranti. Addirittura, ci ammaliamo a causa e guariamo grazie al modo con cui narriamo e diamo senso alle nostre esperienze.
Tutti possiamo dire qualcosa sul raccontare storie, ma non è detto che quello che abbiamo da dire getti una luce nuova o diversa sull’argomento, dal momento che esso è per molti versi “ovvio” ossia “di immediata comprensione”.
In questo contesto, ho particolarmente apprezzato l’intervento di Maurizio Ferraris che – citando Deridda – ha proposto una considerazione che a me è sembrata illuminante (“nulla di sociale esiste fuori del testo”) e ha proseguito proponendo una definizione di oggetto sociale (“gli oggetti sociali sono atti sociali (tali che avvengano almeno tra due persone) caratterizzati dal fatto di essere iscritti, su un documento, in un file di computer, o anche semplicemente nella testa delle persone”) fino ad arrivare alla formulazione di una teoria della documentalità . Il tutto è raccontato in questo articolo: mi sembra che ci siano molti spunti di riflessione e mi riservo di approfondire la questione.
Il secondo intervento che mi è sembrato degno di nota è stato quello di Goffredo Haus (prontamente soprannominato dr. house), che ha presentato (anzi raccontato) un sistema per “collegare e sincronizzare tutti gli elementi di rappresentazione ed esecuzione di un brano musicale” e gestirli a video in una infinità di combinazioni (vedi questo articolo per maggiori informazioni). Il player del dr. house permette di andare oltre il mixing della musica: si tratta di veri e propri mash-up. Mi chiedo cosa si potrebbe fare andando oltre la musica: per esempio, applicando il concetto allo sport.
Confesso di non aver seguito tutto con la stessa attenzione, quindi è possibile che mi sia perso altri interventi interessanti. Invece posso dire tranquillamente che Baricco ha confermato di essere una persona irritante: semplicemente non ho capito che cosa ha detto. Così come non avevo capito il discorso sui selvaggi di genio. Intuisco solo un leitmotiv: un grido di dolore perché non ci sono più gli intellettuali, perché il mondo è tutto una barbarie. Insomma, non ci sono più le mezze stagioni e si stava meglio quando si stava peggio senza che considerare che sono sempre i migliori quelli che se ne vanno 😀
Una piccola nota conclusiva. Una cosa che forse non si è detta oggi è che le narrazioni del futuro saranno sempre di più narrazioni collettive che nascono dal basso, per il semplice motivo che i media di massa saranno sempre meno in grado di distribuire una visione omogenea del mondo creata dalle élite. Di questo si potrebbe tenere conto anche nel format delle Venice Sessions, rendendolo più partecipativo e imprevedibile. Magari sperimentando meccanismi tipo le open space technology. My 2 cents 😉
Ne parlano anche Salvatore Aranzulla, Vittorio Pasteris, Massimo Mantellini, Luca Conti, Gigi Tagliapietra e, ovviamente, Luca De Biase.
One Response
Tutto molto interessante; sottolineo e quoto.
Piccola “macchia”, a mio parere, quell’aggettivo “nuovo” in prima riga.
Ciao Nicola,
Claudio aka vitzbank