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Twitter è una rete neutrale e quindi non è monetizzabile ed è un laboratorio

Luca Conti posta questa domanda su Friendfeed:

domanda aperta: perché l’uso di twitter in inglese è simile ad un lancio di notizie e in italiano no? Noi siam già su FriendFeed per questo?

Ho cominciato a scrivere una risposta usando il cellulare, ma il ragionamento che stavo facendo merita un approfondimento. Il punto di partenza è “Twitter è una rete neutrale”, ossia una rete “priva di restrizioni arbitrarie sui dispositivi connessi e sul modo in cui essi operano” (Wikipedia). Di fatto, Twitter mette a disposizione un modo di trasferire messaggi di 140 caratteri senza porre alcuna limitazione sul modo con cui questi messaggi vengono immessi nella rete oppure vengono recuperati. Dalla semplice interfaccia Web, alle miriadi di client che permettono agli utenti di avere un’esperienza d’uso confacente alle proprie esigenze, fino alle tantissime applicazioni e servizi che pompano o succhiano dati.

Come hanno scritto Doc Searls e David Weinberger in World of Ends, a proposito di Internet, la neutralità ha una serie di implicazioni:

  • tutto il valore di Internet si sviluppa ai suoi margini: dal momento che l’unica cosa che Internet effettivamente fa è spostare bit da un estremo all’altro, gli innovatori sono in grado di creare qualunque tipo di iniziativa o servizio potendo contare su Internet per spostare i dati;
  • se tutto il valore di Internet si trova ai suoi margini, la stessa connettività di Internet vuole trasformarsi in una commodity;
  • togliete il valore dal centro e consentirete l’incredibile fiorire di valore tra le diverse estremità collegate tra loro. Questo perché, ovviamente, quando ogni estremità è collegata ad ogni altra, le estremità non sono più affatto agli estremi. E cosa facciamo noi estremità? Qualunque cosa che può essere fatta da chiunque voglia spostare bit in giro.

Quindi se è vero che Twitter è neutrale, allora possiamo dire che è una Internet in piccolo. E può essere usato come laboratorio. Torniamo alla domanda di Luca: “perché l’uso di twitter in inglese è simile ad un lancio di notizie e in italiano no?”

La mia risposta è: perché ogni gruppo sociale crea le sue pratiche d’uso di una tecnologia. Facciamo un’ipotesi. Gran parte dei power user americani che noi italiani seguiamo sono spesso professionisti che lavorano con la Rete che usano Twitter soprattutto per lavoro: ne fanno quindi un uso “pragmatico”. Condividono informazioni distribuendo link e facendoli circolare tramite i RT, aggiungono meta informazioni con gli hashtag e così di seguito. Possiamo anche ipotizzare che la comunità italiana degli early adopter abbia caratteristiche assai diverse e quindi abbia sviluppato delle pratiche di uso diverse. Sarebbe interessante sapere se esistono delle ricerche che hanno l’obiettivo di capire come cambiano le abitudini di uso di Twitter in funzione delle caratteristiche socio demografiche o geografiche degli utilizzatori. Che voi sappiate: c’è qualcuno che ci sta lavorando?

Quanto ho detto finora ha due ulteriori conseguenze. La prima riguarda il rapporto tra neutralità e monetizzazione: si potrebbe ipotizzare, infatti, che più una piattaforma è neutrale e meno sono le possibilità di monetizzarla, perché la ricchezza nasce ai suoi margini. Il problema, ovviamente, è costruire un modello per verificare questa ipotesi.

La seconda, invece, riguarda il fatto che Twitter può essere usato come laboratorio per studiare che cosa accade a una piattaforma quando viene usata da un gruppo sociale piuttosto che da un altro. Questo studio avrebbe una valenza di business molto importante perché potrebbe indirizzare le scelte di early adoption di un servizio e quindi contribuire a determinare il successo di un business.

Ho messo sul piatto molte cose: mi dite che cosa ne pensate e quale secondo voi sono i percorsi più promettenti?