Il Partito Democratico ha assoldato Blue State Digital, la web agency che ha costruito la campagna di comunicazione online di Barack Obama. In questi giorni, Ben Self (fondatore dell’azienda) è a Roma per consigliare i vertici del Pd e oggi ha parlato pubblicamente in un tavola rotonda cui hanno partecipato Paolo Gentiloni (coordinatore della comunicazione) e Francesco Verducci (responsabile della comunicazione online). L’incontro mi ha rallegrato e mi ha preoccupato allo stesso tempo. Mi ha rallegrato perché ho trovate molte conferme alla mia lettura sulle caratteristiche salienti della campagna e ho imparato delle cose che non sapevo. Mi ha preoccupato, perché prevedo che quello che ha reso grande la campagna di Obama negli Stati Uniti non troverà applicazione in Italia.
Innanzitutto i numeri che sono oggettivamente impressionanti. Importantissimi i video: ne sono stati prodotti 1.800 che hanno generato 15 milioni di unique views per un totale di 14 milioni di ore di visualizzazione. Il video più popolare (a more perfect union) è stato visualizzato oltre sei milioni di volte e gli utenti che lo hanno visto online sono più della somma degli spettatori che lo hanno visto su Nbc, Cnn e Fox. La fruizione ondemand è di fondamentale importanza e non è assolutamente vero che gli utenti sono disposti a guardare solo filmati di pochi minuti.
La campagna di Obama non è solo video online: uno degli aspetti più sottovalutati è infatti l’uso che ne è stato fatto come strumento di organizzazione del volontariato. Su 180 milioni di elettori registrati, sono state raggiunte 68 milioni di persone e stabiliti 220 milioni di contatti diretti (per telefono o bussando alla porta).
I dati sul fund raising invece già li conoscevo: 770 milioni di dollari, di cui i 2/3 raccolti in rete e donati da 3,2 milioni di sostenitori.
Ovviamente, la domanda che sorge spontanea è: come si fa a coinvolgere tutte queste persone. La risposta di Ben Self è lapalissiana: rendendo molto semplice l’adesione e utilizzando massicciamente la posta elettronica.
Self ha dato molta enfasi alla raccolta fondi e al significato simbolico che ha la donazione in quanto impegno concreto per una causa. L’idea è che quando qualcuno offre dei soldi per sostenere un progetto, si rende di fatto disponibile a fare anche altre cose. E’ un vero e proprio investimento, non solo materiale, ma soprattutto emotivo. Nella sessione di domande e risposte ho proposto la seguente riflessione: in Italia, il sistema dei partiti viene copiosamente finanziato dai soldi pubblici e quindi è ragionevole pensare che l’elettore medio sia assai poco disponibile a contribuire economicamente con lo stesso slancio dell’elettore americano. A ciò si aggiunga la cattiva immagine di cui godono in generale i nostri politici. Allora ero curioso di sapere se Blue State Digital pensava che il non poter ricorrere alla leva del fund raising compromettesse anche l’efficacia degli altri strumenti e diminuisse sensibilmente la capacità di coinvolgere attivamente l’elettore. La risposta mi è sembrata un po’ elusiva: si possono fare tante altre cose oltre a chiedere soldi e poi il Pd ha un grande potenziale. Replica ovvia, compiacente verso il cliente, ma non soddisfacente.
Interessante l’uso della tecnica dell’accoppiamento, una modalità di raccolta di denaro abbastanza comune che si basa su questo messaggio: “abbiamo un donatore molto ricco che è disposto a mettere tre dollari se tu doni un dollaro entro una certa data”. L’innovazione introdotta durante la campagna di Obama è stata accoppiare donatore con donatore alla pari, quindi il messaggio diventa: “Mister X, che ha già donato in passato, è disposto a fare un’ulteriore donazione di 10 dollari se anche tu donerai la stessa cifra”. Ulteriore accorgimento: i due donatori non si conoscono e vivono in due stati differenti. Questo ovviamente si può fare solo con Internet ed è una trovata geniale perché lavora sulla creazione di legami deboli: oltre a favorire la raccolta di denaro contribuisce a tessere il social network facendolo diventare più resiliente.
La mobilitazione sul territorio è probabilmente un’altra area di attività che non può essere applicata tal quale in Italia, soprattutto per via della mancanza di dati. Non credo, infatti, che nel nostro paese esistano dei data base degli elettori così ricchi di informazioni come negli Stati Uniti. Di conseguenza mi sembra assai improbabile che si riesca a fornire a un volontario la lista di potenziali elettori da contattare nel suo vicinato.
Insomma, ho l’impressione che le due principali frecce nella faretra del comitato elettorale di Obama in Italia sarebbe spuntate e andrebbero sostanzialmente riprogettate. Per carità, capiamoci, non voglio fare l’elettore medio della sinistra che si lamenta tanto per il gusto di lamentarsi. Però, non si può non considerare il diverso contesto in cui ci si muove e non vorrei che alla fine, Gentiloni & Co. – di fronte alla difficoltà di usare la raccolta di fondi come strumento di coinvolgimento e di supportare l’attivismo dei volontari con strumenti operativi – si concentrino sui video sperando nel miracolo. Sarebbe la strada più semplice, meno rischiosa e meno impegnativa dal punto di vista organizzativo. Ma sarebbe anche quella che non porta molto lontano.