Il Corriere della sera riporta che Susan Boyle, “la bruttina con la voce d’angelo” è arrivata secondo al programma televisivo Britain’s Got Talent e che in nottata ha avuto un attacco di nervi ed è stata ricoverata. La Boyle ha fatto scalpore perché, dicono, abbia talento; a me sembra, invece, che sia più prosaicamente usata come fenomeno da baraccone. Una televisione, tutta protesa al bello e allo scintillante, mette in campo la variabile anomala: il brutto anatroccolo che però ha una qualità nascosta. L’enfasi non è sul talento, ma sulla contrapposizione tra talento e apparenza fisica: come è mai possibile che una così sgraziata abbia una voce così gradevole? E’ come dire che la mancanza di bellezza pregiudichi qualsiasi altra qualità positiva. Chissà perché.
Tuttavia, la cosa più fastidiosa della vicenda è un’altra: la Boyle avrà pure una bella voce, ma manca ti tecnica. Basta ascoltare la sua interpretazione di Memory e paragonarla a quella di una cantante dal musical. Questo è il video della sua prestazione (che purtroppo non può essere incorporato). Di seguito, invece, un video tratto dal musical (e non stiamo parlando della versione cantata da Barbara Streisand):
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La differenza tra le due è evidente ed è il frutto del talento sostenuto dall’apprendimento di una robusta tecnica. Nella retorica televisiva (e non solo lì), si considera solo una parte del talento, ossia l’inclinazione naturale di una persona a far bene una certa attività , e si trascura il fatto che qualsiasi qualità va opportunamente coltivata per diventare eccellenza.
Come diceva Edison: “genius is one percent inspiration and 99 percent perspiration“. Altrimenti si finisce per essere un fenomeno da baraccone, che dura quanto finché c’è il circo.