Ho appena ricevuto in ufficio la visita di un commerciale dell’Enel, che si è presentato più o meno così: “Buongiorno, sono un addetto dell’Enel e devo fare un controllo di qualità. Lei ha letto la nota a pagina 4 della bolletta di Acea Electrabel? Adesso Enel ha riattivato il servizio su Roma…” E’ bastato questo a farmi andare su tutte le furie e a cacciare in malo modo il malcapitato ragazzo che evidentemente era stato indottrinato a usare questo stratagemma e neanche si rendeva conto della gravità di quello che stava facendo.
Ma facciamo un passo indietro. Come si sa, il mercato dell’energia elettrica è liberalizzato e quindi è possibile comprare il servizio da molte aziende. In ufficio, abbiamo scelto Acea Electrabel, più per inerzia che per altro: le tariffe sono complicatissime e le differenze a fine anno sono risibili (nell’ordine delle decine di euro) e quindi non vale neanche la pena di sbattersi troppo per trovare l’offerta migliore.
La liberalizzazione, che è da considerarsi una cosa positiva, porta con se lo svantaggio che adesso c’è un’altra categoria di aziende che ti bussano alla porta o ti molestano al telefono per farti cambiare fornitore. Sono invasioni in entrambi i casi, ma quella di una persona che ti entra dentro casa o in ufficio senza essere stata invitata è particolarmente fastidiosa. Diventa intollerabile nel momento in cui questa persona compie un’operazione che – a voler essere molto benevolenti – è da considerarsi al confini della truffa.
Il messaggio che il ragazzo è stato addestrato a ripetere è che c’è un servizio da ripristinare: egli si introduce nelle case con l’autorevolezza di un marchio importante come quello di Enel e l’ufficialità di un “controllo di qualità”. Se trova qualcuno in grado di difendersi è sfortunato e dopo poche battute il tranello viene svelato. Se, invece, trova un’anziana signora, può tranquillamente portarla alla firma del contratto con Enel senza mai parlare del fatto che così facendo sta cambiando fornitore per l’elettricità. E questa dalle mie parti potrebbe tranquillamente chiamarsi truffa.
Al ragazzo avranno spiegato che è una tecnica di vendita e che non ha nulla da temere perché ha anche il tesserino di plastica con il marchio Enel. Purtroppo, di reti commerciali scorrette ce ne sono tante, basti pensare alle continue storie di contratti inventati delle compagnie telefoniche.
Anche a una grande azienda un incidente può sempre capitare, l’importante è la velocità di reazione di chi ci mette la faccia e l’incisività dell’azione. Io ho segnalato l’evento a Enel e ho ritenuto di dover scrivere un post per raccontare l’accaduto. Vedremo se tra qualche tempo, l’azienda finirà a Striscia la notizia o a Mi manda Rai Tre: se così fosse vorrà dire che non si è ritenuto di dover agire per controllare meglio i propri fornitori e garantire che mettano in campo un comportamento coerente con la reputazione del marchio.
Ovviamente se avete segnalazioni sull’argomento, siete pregati di commentare 🙂