Continuo la mia esplorazione (prima puntata) sul ruolo delle metafore (prima puntata), citando ancora un brano dal capitolo 4 di Metafore e vita quotidiana di di George Lakoff e Mark Johnson.
Le metafore di orientamento danno al concetto un orientamento spaziale: ad esempio, contento è SU. Il fatto che il concetto contenuto sia orientato nella direzione su, determina espressioni come “Oggi mi sento su di moraleâ€.
Questi orientamenti metaforici non sono arbitrari, in quanto hanno una base nella nostra esperienza fisica e culturale. Ma, sebbene le opposizioni su-giù, dentro-fuori ecc., siano di natura fisica, le metafore di orientamento basate su di esse possono variare da cultura a cultura. Ad esempio, in alcune culture il futuro è davanti a noi, mentre in altre è dietro di noi.
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La maggior parte dei nostri concetti fondamentali sono organizzati in termini di una o più metafore spaziali…
Le metafore spaziali sono radicate nell’esperienza fisica e culturale e non sono arbitrariamente stabilite. Una metafora può servire da veicolo per comprendere un concetto solo in virtù del suo fondamento nell’esperienza…
In alcuni casi la spazializzazione è parte così integrante del concetto che è difficile per noi immaginare un’altra metafora alternativa che possa strutturare lo stesso concetto…
I cosiddetti concetti puramente intellettuali, come ad esempio i concetti di una teoria scientifica, sono spesso – o forse sempre – basati su metafore che hanno una base fisica e/o culturale…
E’ difficile distinguere fra le basi fisiche e quelle culturali di una metafora, dal momento che la scelta di una base fisica fra le varie altre possibilità dipende proprio dalla coerenza culturale.
L’uso di metafore di orientamento quando si parla di Internet mi sembra evidente, dal fatto che noi navighiamo le pagine, spostiamo gli oggetti, clicchiamo sui link e via dicendo. Allo stesso tempo ci riferiamo alla Rete come a un grande e sterminato archivio, a un grande centro commerciale o, ancora, parliamo di piazze virtuali e agorà telematiche.
In questa scia si muove anche l’adozione del termine CLOUD per indicare in modo generico un luogo in cui conserviamo i nostri asset digitali e li condividiamo con i nostri pari. Un termine che, tra le altre cose, è assai più suggestivo di MATRICE introdotto da William Gibson nei suoi romanzi.
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