Norwegian Wood (Tokyo Blues nella prima edizione italiana) di Murakami Haruki è la storia, raccontata in un lungo flashback da un narratore trentaquattrenne, della difficile educazione sentimentale di un giovane studente universitario al tempo delle rivolte studentesche in Giappone. Ne cito una frase che mi sembra riassuma l’atmosfera che attraversa tutto il testo, costellato di personaggi che fuggono dalla vita in qualche modo:
Quando era morto Kizuki avevo imparato una cosa, e con rassegnazione l’avevo fatta mia, o almeno così credevo. La cosa era questa:
«La morte non è qualcosa di opposto ma di intrinseco alla vita».
Che questo fosse vero era fuori di dubbio. Nel momento stesso in cui viviamo, cresciamo in noi la morte. Ma questa era solo un parte della verità che dobbiamo imparare. Era stata la morte di Naoko a insegnarmelo. Per quanto uno possa raggiungere la verità , niente può lenire la sofferenza di perdere una persona amata. Non c’è verità , sincerità , forza, dolcezza che ci possa guarire da una sofferenza del genere. L’unica cosa che possiamo fare è superare la sofferenza attraverso la sofferenza, possibilmente cercando di trarne qualche insegnamento, pur sapendo che questo insegnamento non ci sarà di nessun aiuto la prossima volta che la sofferenza ci colpirà all’improvviso. Queste sono le cose che ogni notte andavo rimuginando nella mia solitudine, ascoltando il rumore del vento e delle onde.
2 Responses
gran libro, grande autore!
Il mio libro preferito…, ti consiglio se non l’hai già letto “Dance Dance Dance” sempre di Murakami.
Complimenti per il blog.. ci sono arrivato ora quasi per caso, me lo voglio leggere bene…
ciao ciao