Mio padre Enzo lascia un commento a uno dei post che sto dedicando alla questione del decreto salvaliste e scrive:
Non mi sarebbe piaciuta per niente una competizione elettorale senza uno dei protagonisti principali. Non mi piace la soluzione trovata per sbloccare la siuazione, perché ci sono tutte le condizioni per un annullamento successivo delle norme varate con conseguente scioglimento dei consigli eletti irregolarmente.
Che problema c’è? risponderà qualche anima bella. Si farà un nuovo decreto, poi un altro, poi un altro ancora e via via non si sa fino a quando.
La strada maestra sarebbe stata quella del riconoscimento delle cappellate commesse, seguita da un incontro tra governo e tutte le forze politiche per trovare insieme una soluzione ragionevole e condivisa; sospensione della procedura elettorale, riapertura dei termini, rinvio della data di convocazione delle elezioni regionali.
Sarebbe stata comunque una soluzione eccezionale, ma avrebbe avuto il pregio della trasparenza, dell’assunzione di responsabilità , del rispetto comune delle regole.
Sembra impossibile, ma non ci vuole una grande sensibilità civile e democratica per convenire che le regole, pur nella loro umana imperfezione, sono sempre e comunque una garanzia per tutti. Ogni atto che tenda a piegarle a convenienze particolaristiche prima o poi ci si rivolta contro.
Per una volta 😉 sono del tutto d’accordo con lui. C’è un passaggio in particolare che trovo significato, ossia quello che dice che questo decreto di fatto pone le basi per annullare le elezioni dopo che si siano svolte. Qualsiasi giurista sostiene che si tratta di un atto incostituzionale e in tutta sincerità non mi sembra che vi siano particolari dubbi in merito.
A cosa serve una legge che nasce incostituzionale? A permettere di annullare le elezioni una volta che si siano svolte con o senza la partecipazione delle liste del Pdl. Ne parlavo oggi con un amico giurista con il quale abbiamo ipotizzato un paio scenari in cui, comunque vadano le cose (finanche nel caso di vittoria della Bonino con riammissione delle liste) alla fine sarebbe possibile annullare le elezioni e ricominciare tutto d’accapo. Cercherò di raccogliere maggiore informazioni su questo argomento: purtroppo le questioni di diritto sono complicate da analizzare e comprendere! Spero di riuscire a capire tutto e a spiegarlo su questo blog 🙂
4 Responses
Ora, forse sono ingenuo io, ma per chi ha fatto il pasticcio che si annullino le elezioni è irrilevante. Se le elezioni si ripetessero, faranno in modo di essere puntuali e parteciperanno. Se non si ripetono, hanno partecipato. Se non avessero promulgato il decreto, non avrebbero partecipato. Quindi, lo hanno promulgato sapendo che era incostituzionale, tanto l’eventuale annullamento non gli avrebbe causato alcun danno. E’ una situazione win-win.
Andrea, è esattamente quello che volevo dire, ma evidentemente l’ho scritto troppo di corsa 😉
Penso che il commento di Papà Mattina sia lucido e puntuale. Non so se fosse realizzabile lo spostamento dell’appuntamento elettorale (come dici tu, Nick, le questioni di diritto sono tutt’altro che banali…) ma il punto dell’incontro tra governo e tutte le forze politiche mi trova perfettamente allineato. Il problema è: chi avrebbe dovuto lavorare per questa soluzione?
Certo, innanzitutto il governo, chiedendo un gesto di responsabilità all’opposizione e parallelamente riconoscendo il fatto davanti all’opinione pubblica. Ma anche l’opposizione stessa avrebbe dovuto trattare in tal senso, in modo più aperto, esplicito e invece mi è parso che facesse più comodo aspettare il decreto per poi rivoltarsi contro e incitare la piazza. Ma così facendo si è prodotto soltanto un danno al Capo dello Stato, diventato poi il bersaglio delle proteste al posto del governo e dividendo (ancora una volta…) l’opposizione in tre tronconi: piazza+impeachment (IDV), piazza+difesa del Presidente (PD), no piazza + difesa del Presidente (UDC).
Altre riflessione la merita la mobilitazione in rete. Mi pare che tutte le iniziative meritevoli di impegno e di lotta pacifica on-line abbiano un problema comune: spostano l’attenzione dal terreno naturale dove esercitare la rivincita (le elezioni del 28 e 29 marzo) ad uno virtuale indefinito…sembra quasi che non nutrendo speranze nel voto (e ci sono ragioni buone che spiegano questa deriva…) si abbia il bisogno di creare un’attesa più forte, uno showdown del sistema: appelli, raccolta di firme e adesioni, gruppi di pressione, nuovi movimenti che fanno pensare ad una possibile rivincita senza passare dalle urne, con il risultato poi di non trovare una sintesi che rappresenti l’alternativa a questa (pessima) coalizione di governo.
Forse tutte queste manifestazioni d’impegno in rete (e meno male che ci sono!) dovrebbero essere maggiormente finalizzate a ottenere un risultato pratico nel campo politico: magari forzare alla sintesi – almeno su singole battaglie – le diverse forze di opposizione che procedono su tutto in ordine sparso….
Ricordiamoci il ribaltamento dell’esito elettorale di qualche anno fa in Spagna, con un tam tam massiccio di sms…
La strada è lunga e la nebbia è fitta…
Sergio,
quello che scrivi è più che condivisibile. Adesso tutta l’attenzione è spostata sul decreto legge e ogni forza di opposizione presidia il tema con una modalità diversa e senza alcuna forma di coordinamento.
In questo week end sono stato a tutte e due le manifestazioni romane e ne sono uscito complessivamente deluso, per il semplice fatto che da nessuna delle due è uscita fuori una qualche forma di proposta. Solo proteste!
Anche in Rete, la protesta è la forma più rilevante di intervento e mobilitazione ed è un peccato 🙁