Innovatori PA: innovation without permission

Ieri, ho passato tutta la giornata alla Fiera di Roma (che posto orribile) per partecipare al barcamp degli innovatori della pubblica amministrazione. In questo video una sintesi della web tv dell’evento:

In realtà non è stato un barcamp in senso stretto, ma un interessante mashup di formati di evento. Il tutto è iniziato con un ignite, ossia 19 brevi presentazioni da cinque minuti con le quale sono state proposte delle tracce di lavoro e dei progetti da discutere e approfondire. Gli interventi sono stati quindi raggruppati per temi. I relatori, insieme con tutti gli altri partecipanti, si sono raccolti quindi attorno a dieci tavoli per approfondire le proposte e discuterle (un amico mi dice che questo tipo di format una volta si chiamava cafè royal).

Personalmente, ho partecipato a due tavoli. Il primo era sull’open data: Vittorio Alvino e Guglielmo Celata hanno raccontato le attività dell’associazione Open Polis, l’organizzazione che sta dietro l’omonimo progetto di civic hacking e che ha anche prodotto Open Parlamento. Il loro obiettivo, che appoggio in pieno, è individuare un’ente con il quale fare la prima vera e propria operazione di apertura dei dati in Italia sul modello di quello che sta accadendo negli Stati Uniti, in Gran Bretagna e nelle democrazie occidentali più avanzate.
Il secondo, invece, riguardava il progetto Open Street Map, che è stato raccontato da Stefano La Guardia soprattutto sotto il profilo delle licenze di uso di data base e dati in essi contenuti. Ho scoperto che alcune regioni italiane hanno donato i propri dati cartografici al progetto. Bravi! Ma fatecelo anche sapere la prossima volta 🙂

Alla fine della giornata, mi sono portato a casa alcune considerazioni, tra cui la più importante probabilmente si può sintetizzare con lo slogan innovation without permission, che è stato enunciato più volte nel corso della giornata. Inutile aspettare che la politica o le gerarchie amministrative facciano il primo passo e regolino la materia per avviare un processo di innovazione nella pubblica amministrazione; molto più pragmatico, invece, innovare dove si può (anche con azioni di civic hacking sul modello di open parlamento) e promuovere un cambiamento culturale che farà poi da traino all’evoluzione delle norme. L’alternativa è la Pec e la trasparenza alla Brunetta (che al barcamp non si è ovviamente fatto vedere neanche per interposta persona).

7 Responses

  1. Nicola,
    sono tornato da Roma con qualche perplessita’. D’accordissimo sull’opportunita’ dell’Innovation Without Permission…ma la sensazione che ho avuto al tavolo in cui ero seduto [Social Network nelle PA] e’ stata che, ehm…insomma, c’e’ ancora tanto da fare anche “Innovator-side”!

  2. Pingback: Anonymous
  3. Per la verità la comunità di OpenStreetMap italiana informa sempre delle attivita che svolge quando prende contatti con pubbliche amministrazioni chiedendo il permesso di avere i dati per portarli dentro openstreetmap.
    Il tutto viene riportato sui vari canali di comunicazione disponibili:
    – il wiki http://wiki.openstreetmap.org/wiki/Italy
    – il blog http://blog.openstreetmap.it/
    – la mailing list http://lists.openstreetmap.org/listinfo/talk-it
    Spesso si tratta di permessi “ad personam” in cui si autorizza a ricalcare fonti dati (come foto aree o carte tecniche), in altri casi, sono le amministrazioni comunali che assumono atti amministrativi formali dichiarare liberi i dati geografici in loro possesso (sono i casi di Merano, Schio e Storo).
    Simone Cortesi – http://cortesi.com/, oltre a far parte del board della OpenStreetMap Foundation, e’ anche una delle persone piu’ attive nel contattare le pubbliche amministrazioni.
    Se guardi la sua pagina wiki trovi alcune informazioni su dati di cui ha avuto l’autorizzazione per l’import in osm.
    http://wiki.openstreetmap.org/wiki/User:Simone#Data
    Uno degli ultimi “colpi” e’ stata l’autorizzazione a ricalcare le mappe del portale cartografico nazionale – http://de.straba.us/2010/05/04/pcn-autorizza-a-ritracciare-le-ortofoto-su-osm/

    Il tema comunque e’ delicato, in quanto (giustamente) molti ritengono che avrebbe molto piu’ senso che tutto questo patrimonio di dati sia comunque disponibile direttamente dalle pubbliche amministrazioni con il permesso di poterli utilizzare a qualsiasi scopo (fra cui quello di openstreetmap).
    Certamente il passaggio da
    Spesso si vedono servizi WMS e/o WFS (protocolli webgis per ricevere immagini o vettoriali) da parte delle amministrazioni pubbliche in cui viene riportata una condizione sui termini di utilizzo spesso limitanti: “Puoi usarli ma non puoi farci opere derivate”

    Sul tema consiglio poi queste post di Simone Aliprandi
    http://aliprandi.blogspot.com/2010/04/dati-geografici-pubblici-in-pubblico.html

    concludo infine invitando Nicola e tutte le persone interessate al tema ad andare a Genova il 3 e 4 giugno per OSMIT 2010 – la seconda conferenza italiana degli utenti openstreetmap

    http://www.dicat.unige.it/osmit2010/

  4. Grazie per il lungo commento: leggerò tutto e scriverò ancora sull’argomento 🙂