Esistono le mode anche negli eventi. Passate di moda conferenze, panel, workshop e via dicendo è il momento di sperimentare nuovi format, meglio se sono partecipativi, meglio se vengono dalla Silicon Valley. Come resistere alla tentazione di cimentarsi in un barcamp, in un ignite o in un elevator pitch? E, infatti, non occorre resistere; però è utile capire di cosa si tratta e perché è meglio usare l’uno piuttosto che l’altro.
Barcamp
Con il barcamp, un gruppo omogeneo di persone si incontra in un contesto informale per condividere conoscenze di processo e case history. Questo format prevede interventi lunghi (20/30 minuti) con presentazioni approfondite e discussioni. Le presentazioni non sono stabilite in anticipo e quindi non c’è un filo narrativo definito dall’organizzazione: all’inizio dell’evento, i relatori compilano un post-it e lo attaccano sul tabellone del programma.
Il barcamp prevede che la maggior parte dei partecipanti (generalmente non più di 150) faccia un intervento e funziona molto bene quando il gruppo ha un background e interessi comuni, mentre le discussioni tendono a sfilacciarsi e l’interesse scema se le presentazioni sono molto eterogenee tra di loro.
Ignite
L’ignite è un format breve che prevede presentazioni di cinque minuti eseguite con il supporto di 20 slide che scorrono automaticamente ogni 15 secondi. Preparare un ignite, quindi, significa strutturare in modo consistente un argomento e provare l’intervento più volte fin quando immagini e voce non si sincronizzano correttamente.
Le presentazioni brevi consentono di mettere sul piatto un gran numero di argomenti (tipicamente un ignite è fatto di 15/20 talk) che servono ad “accendere†relazioni. L’ignite, quindi, può essere utilizzato come format per favorire il social networking, tanto è vero che la versione originale prevede anche dei momenti ludici durante i quali i partecipanti fanno delle attività insieme.
Elevator pitch
L’elevator pitch, infine, è una presentazione con una struttura fissa di durata variabile da 1 a 3 minuti seguita da una sessione di domande e risposte. E’ diventato molto popolare perché è il format usato dagli aspiranti imprenditori per presentare una startup a un venture capitalist.
Questo format si differenzia dall’ignite perché, invece di imporre un ritmo alla presentazione lasciando libero il relatore di elaborare la propria narrazione, si chiede di affrontare degli argomenti specifici. Nel caso di un pitch per un venture capital: qual è il problema che si intende risolvere, chi sono i componenti del team, a che punto è lo sviluppo del prodotto, qual è il modello di business e via dicendo.
L’elevator pitch può essere utilizzato tutte le volte in cui si chiede alle persone di candidare delle idee ed è necessario poter confrontare tali idee tra di loro in modo veloce.
Concludo con una nota. Si adotta un format anche per far giocare tutti con le stesse regole e questa cosa a noi italiani risulta difficile da digerire. La richiesta di deroghe è inevitabile: «ho 19 slide invece di 20 così posso far vedere anche il video» oppure «sono finiti i tre minuti? ah, vabbe’ visto che sto qua finisco lo stesso che manca poco» e chi più ne ha più ne metta 🙂
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