Come vincere le (imminenti) elezioni: un dibattito con Pippo Civati

Ieri sono stato alla Festa democratica di Torino dove ho partecipato a un dibattito organizzato da Pippo Civati su come vincere le elezioni. E’ stato un incontro istruttivo anche perché non ho molta esperienza di feste di partito, salvo qualche lontano ricordo della metà degli anni ottanta.

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C’era molta gente e la sala del Cinema Romano era strapiena con persone seduta per terra e in piedi, mentre nello spazio allestito in Piazza Castello (quello dove si svolgono i dibattiti importanti) un quartetto di fiati suonava la sinfonia K 550 di Mozart davanti a una platea di anziani. Abbiamo imparato come funziona MoveOn e abbiamo discusso su come superare la fase di stallo che il partito sta vivendo, confinato nel suo 25 percento (30 con il vento a favore) e alla ricerca di improbabili alleanze.
La mia impressione è che questa sia quasi una dimensione confortevole per l’attuale dirigenza: uno zoccolo duro che non può crescere né diminuire troppo. Perché esporsi, quando si può stare ragionevolmente tranquilli (magari al riparo di una fondazione) a gestire una rendita elettorale?
Per quanto mi riguarda ho parlato di partito contemporaneo, di fiducia, trasparenza, open government, coinvolgimento dei cittadini e co-produzione dei servizi pubblici: tutti argomenti che affronto nella lettera aperta al Partito democratico e nel Manifesto per un partito contemporaneo.

Nel pomeriggio mi sono seduto per un’oretta al tavolo del gruppo di lavoro sulla cittadinanza ascoltando l’intervento di Ilda Curti, assessore alle Politiche per l’integrazione del comune di Torino che ha raccontato la storia della moschea di Via Urbino. E’ una case history interessante per due motivi.
Il primo (positivo) è che – da quello che ho capito – l’assessore ha maturato una esperienza pressoché unica nel suo genere su cosa significa favorire la nascita di un luogo di culto diverso da una chiesa cattolica; sarebbe interessante se il tutto diventasse un caso di studio. Potrebbe tornare assai utile ad altri amministratori che si trovassero a gestire un problema simile.
Il secondo (negativo) è l’atteggiamento della Curti nei confronti degli abitanti del quartiere che ospiterà la moschea. Ovviamente le resistenze sono state enormi e vanno dai ricorsi al Tar alle braciolate a base di carne di maiale organizzate da Borghezio.
Tra gli argomenti messi sul piatto dai cittadini c’è quello per cui la presenza di una moschea ridurrebbe il valore commerciale delle case. Questo argomento ha disturbato molto l’assessore che ritiene i valori della solidarietà, dell’integrazione e via di seguito prevalenti. Sbaglia! Se esiste un diritto a professare una fede e a riunirsi per pregare, esiste anche un diritto alla proprietà che non è soccombente rispetto al primo.
La preoccupazione degli abitanti del quartiere è assolutamente legittima anche se non saprei dire se è fondata. E non vale solo per la costruzione di un luogo di culto (a prescindere dalla religione); il discorso si riproporrebbe se in quell’area si costruisse un mercato o un parcheggio.
L’approccio corretto, secondo me, dovrebbe puntare a creare valore per tutti gli attori in gioco: per la comunità marocchina che desidera avere una moschea e per il residente che desidera che il valore del suo immobile (acquistato magari con un mutuo trentennale con la prospettiva di passarlo in eredità al figlio) non venga eventualmente compromesso. Ragionare in altro modo significa creare un’ulteriore linea di divisione: a me risulterebbe difficile essere benevolente verso qualcuno che per esercitare un suo legittimo diritto mi provoca un danno.

Lunedì 13 settembre alle 18:30 sarò alla festa provinciale di Milano a Lampugnano insieme con Marco Zamperini e Alberto D’Ottavi in un dibattito dal titolo La scossa digitale che Milano attende.

UPDATE. Ilda Curti risponde al mio post su Facebook. Mi spiace di aver capito male: ovviamente non posso che concordare con il suo commento che vi invito a leggere:

Mi spiace aver dato questa impressione. Quello che io ho detto (e penso, e faccio) è: alla paura della perdita di valore immobiliare del proprio alloggio noi NON possiamo opporre esclusivamente ragioni di etica, rispetto dei diritti eccetera. Noi dobbiamo dare risposte precise e dare soluzioni alle paure. Perchè la gente da noi non vuole risposte generali. Costruire una società multiculturale è faticoso e difficile, e spesso il costo ricade sulle fasce più deboli di popolazione. La sinistra ha il compito di governare i processi difficili trovando risposte e smettendola di appellarsi ai buoni sentimenti. Se vuoi, esattamente il contrario di quanto è stato percepito. Dimostrare che la costruzione di una moschea bella, aperta e trasparente serve non solo a garantire un diritto degli altri, ma è conveniente per la collettività (le moschee-garage ci sono, esistono e hanno un impatto difficile sui quartieri). Ho cercato di sviluppare tutto il mio ragionamento su questo e sul superamento del buonismo compassionevole. Tra l’altro, in Via Urbino stiamo faticosamente mettendo insieme un tavolo tra Amministrazione, Comunità marocchina e comitati di cittadini in modo da individuare problemi e trovare soluzioni condivise: dai parcheggi alla sicurezza. In modo da garantire un diritto senza negarne altri.
Ilda (l’assessore di Torino)

4 Responses

  1. sicuramente l’approccio aperto alle istanze di tutti degli aventi diritto (culto, abitare, etc) è quello vincente ma sicuramente più complesso. Concordo con te sul fatto che un diritto non può escluderne un’altro…sta proprio qui la difficoltà nel governare la sfida di un mondo sempre più eterogenero, sempre più adiacente. Qui è perdente (sul lungo periodo) la destra ovvero la destra che conosciamo che si fa sempre portavoce di chi grida più forte le proprie rivendicazioni dimenticandosi di tutto il resto. Il problema principale poi secondo me è l’accostamento “coatto” e non “governato” di culture radicalmente divere, anche in usi e costumi, che genera conflitti perchè viola lo spazio vitale che gli individui hanno pazientemente, anche con l’aiuto anche di “altri”, costruito all’esterno a loro Io. Del resto poi la territorialità è anche un fatto istintivo. La nostra (Europa &C) bolla di sapone è molto più grande di quella Afro-araba

  2. Il PD sta morendo è continuerà così finché i rappresentanti in cima rimarranno quelli.