Caro De Bortoli,
leggo il giornale che dirige da anni, sia online che offline: lo preferisco ad altri perché ritengo che riesca a rappresentare le notizie in modo più equilibrato, separando i fatti dalle opinioni più di quanto facciano altri. Lo leggo perché ha una buona reputazione.
Stasera leggo che una collaboratrice della vostra testata, Paola Caruso, ha iniziato uno sciopero della fame e della sete perché – dopo sette anni di collaborazione precaria con la testata – pensava di poter concorrere a un posto che è stato assegnato invece a un ragazzo appena uscito dalla scuola di giornalismo, che a quanto pare è adeguatamente raccomandato.
Non conosco personalmente Paola, ma ho visto che attorno a lei si sono strette solidalmente molte persone soprattutto in questa discussione su Friendfeed: conosco e stimo molti di quelli che la stanno incoraggiando e che l’hanno convinta a sospendere lo sciopero della sete per evitare danni fisici. Per questo motivo, ho ritenuto di aderire alla sua protesta scrivendoLe questa lettera aperta.
Se quello che Paola dice è vero (e non ho motivo di dubitarne), trovo scandaloso e inconcepibile che il Corriere della Sera – in un momento di difficoltà – preferisca fare un contratto di qualsiasi tipo a qualcuno perché dispone di un santo in paradiso, piuttosto che pensare di offrire una chance in più a un giornalista che collabora con successo con la testata da anni.
La prego quindi di voler registrare il mio biasimo per la decisione (chiunque l’abbia presa, è sempre il capo che se ne deve assumere la responsabilità) e di accogliere l’invito a confrontarsi con la sua collaboratrice per individuare una soluzione che soddisfi sia le sue aspettative che i vincoli legati al momento di difficoltà che attraversa il Corriere.
Cordialmente,
Nicola Mattina