Il sesto capitolo di Un viaggio, l’autobiografia di Tony Blair è dedicata all’Irlanda del Nord e al ruolo svolto come premier nella definizione dell’Accordo del venerdì santo:
Naturalmente ogni conflitto funziona a modo suo […] Alla fine, comunque, mi sono convinto che esistono alcune regole la cui validità oltrepassa i casi particolari. […]
- Al centro di tutte le soluzioni di un conflitto tra esseri umani ci deve essere uno schema basato su principi condivisi. In politica, una cosa che cerco sempre di fare è tornare ai principi base: di cosa, in sostanza, ci stiamo occupando? Cosa ci prefiggiamo? Qual è il nocciolo della questione? […]
- Una volta poste le basi, per andare avanti occorre che il processo sia guidato e sorvegliato. Continuamente. Instancabilmente. Ininterrottamente. Giorno dopo giorno dopo giorno. […]
- Nella soluzione di un conflitto, le piccolo cose possono pesare quanto le grandi. Perciò non basta tenere tutto sotto controllo, bisogna anche saper mettere da parte la propria opinione su cosa è importante per dare spazio a quella degli altri; e non fare gli schizzinosi su ciò che reputiamo degno della nostra attenzione. […]
- Essere creativi. Usare le questioni grandi e piccole, da sole e in combinazione, e se necessario escogitarne altre, per sbloccare le situazioni. […] Quando si è creativi, non sempre si può pensare a tutto, e occorre stare particolarmente attenti a ciò che può minare la fiducia. A tal proposito, va tenuto presente che in quanto concetto politico, la fiducia è a strati. A un primo livello, nessuno si fida dei politici, che in certi casi sono costretti a non dire tutta la verità , a forzarla e perfino a deformarla, se necessario, per raggiungere un più importante scopo strategico. […] Ma la gente ha abbastanza buon senso e discernimento per distinguere tra politici di cui non fidarsi a questo livello iniziale (la maggior parte) e politici di cui non fidarsi a un livello più profondo. Quest’altro livello della fiducia dipende dal grado di convinzione generale se un politico farà di tutto, senza escludere gli sbagli, i compromessi, il macchiavellismo e altro ancora, per realizzare le aspirazioni legittime delle persone. E questo è il livello che conta davvero. […]
- Lasciate a se stesse, le parti in conflitto non trovano una via d’uscita. Se la soluzione fosse stata alla loro portata, l’avrebbero trovata. Se non l’avevano fatto, voleva dire che avevano bisogno di aiuto esterno. […]
- Capire che, per due parti in lotta, risolvere il loro conflitto non è un evento, ma un viaggio, un processo. Entrambe hanno bisogno di tempo per liberarsi dal passato. Un conflitto, infatti, non è solo una lotta violenta. Ha una storia e crea una mentalità , sorretta da tradizioni, liturgie e teorie; una mente e un’anima, oltre che un corpo. Ha radici e non si estirpa facilmente. Cambiare tutto ciò è una sfida che richiede una volontà e un’introspezione fuori dal comune. Le persone possono cambiare, ma sono anche molto legate al passato, e per cambiare devono affrancarsi da certi legami. […]
- Il processo di pace sarà consapevolmente ostacolato da quanti credono che il conflitto deve proseguire. A questo si dev’essere preparati e non ci si deve scoraggiare. […] Gli attentanti sono il tentativo di fermare la pace nella sua forma estrema, ma tentativi analoghi sono compiuti anche dai membri per bene e pienamente democratici del conflitto che accusano la propria parte di cedimento. […]
- I leader contano. Ogni processo di pace comporta rischi politici; è un’avventura che richiede coraggio politico, a volte perfino coraggio fisico, in cui la capacità di leadership conta. E’ la condicio sine qua non. Il punto è questo: per le parti in conflitto la cosa di gran lunga più facile è aderire a posizioni prestabilite. Un’ideologia, perfino una specie di teologia, cresce sul conflitto rispecchiando la faziosità degli uomini, e tutto è filtrato dal prima di una visione di parte. Ubbidire a essa significa prendere il sentiero che si conosce e che, pur non portando da nessuna parte, è comodo per camminare e provvisto di indicazioni familiari. Su un simile sentiero i seguaci del leader si sentono pienamente a loro agio. Al contrario, come successe a Mosè e agli antichi Ebrei, prendere una strada nuova la cui destinazione è incerta e i cui pericoli spingono alcuni ad accusare il loro capo di tradimento è una scelta ardua, e richiede la qualità che sorregge le migliori leadership politiche: il proposito di giovare. […]
- Le circostanze esterne devono essere di aiuto, non di ostacolo alla pace. […] E’ raro che i conflitti suscitino forti emozioni solo nelle loro immediate vicinanze. Kashmir. Sri Lanka. Kosovo. In ciascuno di questi casi gli attori esterni hanno anch’essi avuto un ruolo, positivo o negativo. […]
- Non scoraggiarsi. Semplice ma essenziale. Non smettere mai di impegnarsi, non rinunciare mai alla lotta. Non distrarsi, non lasciare la presa e soprattutto bisogna non essere disposti ad attendere. […] Un processo di pace non è mai immobile; o avanza o arretra. Bisogna confidare che una soluzione si troverà , anche quando altri pensano il contrario, anche quando il buon senso sembra darci torto e le parti in causa hanno smesso di sperare. Meglio provare e non riuscire che non provare affatto.