Startup School: un’ipotesi di lavoro

E’ da circa un anno che sto pensando a come mettere in piedi un corso per aspiranti imprenditori e in questo periodo ho studiato molte delle esperienze di accelerazione come il SeedCamp, TechStarts, YCombinator (tutte pongono grande enfasi sulla formazione e sul mentoring). Ho anche approfondito i modelli più in voga sulla modellazione del business e sulla sequenza più efficace per minimizzare il rischio di insuccesso quando si parte con una Internet startup.
Con i miei collaboratori in Elastic stavamo studiando come strutturare un formazione che tenesse conto di tutte queste esperienza, quando – grazie a Tara Kelly – ci siamo imbattuti nel syllabus preparato da Steve Blank per il suo corso sulla lean startup alla Stanford University. Non potevamo sperare di più 🙂

Le slide che abbiamo preparato ripercorrono piuttosto fedelmente il syllabus del corso Stanford che si sta svolgendo proprio in questi giorni (vi consiglio di seguire i blog dei progetti). Ma quel materiale può essere solo una traccia di lavoro, perché i docenti fanno una grande differenza e l’esperienza didattica che potremo costruire in Italia è sicuramente diversa da quella nella Silicon Valley (e non necessariamente inferiore).

Fin qui ci siamo arrivati da soli ed era facile. Adesso ci piacerebbe confrontarci con la community italiana di Internet startupper per dettagliare il piano, individuare i docenti (ho in mente un po’ di nomi, ma non è detto che siano i candidati migliori), costruire il resto delle condizioni per partire con il progetto (sponsor, sede e partnership). Commentate questo post 😉

20 Responses

  1. ciao Nicola, ho letto tutto e il pacchetto è completo, bella idea. Per deformazione professionale e per esperienza personale vedo due moduli altamente critici in termini temporali che sono il 3 e il 4, nei momenti in cui ci si confronta con clienti esterni e survey vari.
    Essendoci passato, considererei delle soluzioni alternative nel caso in cui i clienti non rispondano in tempo o non vogliano svolgere le interviste nei tempi prestabiliti, così come i survey, anche questi drammaticamente soggetti a persone su cui non si ha una grande controllo.
    Se il team è buono, va avanti nei moduli come una scheggia (in un paio di nottate i dati di mercato in un modo o nell’altro capisci dove andare a prenderli se Forrester non li ha), ma nel momento in cui si dà la palla a elementi esterni (soprattutto in Italia) si rischia di saltare in aria con le tempistiche.
    Per ora è tutto, tanto sono sicuro che tra qualche giorno mi vengono in mente altre osservazioni. Buon lavoro

    1. Ciao Gianpaolo, in effetti non hai tutti i torti. Vedo dai blog dei progetti del corso di Stanfod che hanno già iniziato a fare interviste come prima attività. D’altro canto il confronto continuo con l’esterno sia con interviste faccia a faccia che con altri metodi di indagine è il metodo principale di verifica delle ipotesi di lavoro e quindi va considerato come un processo continuo.

  2. Ciao Nicola,
    io contemplerei anche un’altra variabile da introdurre nel gioco, vale a dire l’apprendere tramite osservazione diretta da altre startup simili tramite una serie di visite in startup (dello stesso campo) disposte a colloquiare per un giorno con questi neo-imprenditori (un po’ come succede nel venturelab che ho frequentato anni fa http://www.venturelab.ch )

    A mio vedere gli darebbe una visione molto più ampia e reale delle cose 🙂

    1. Luca, credo che la cosa possa essere fatta in due momenti. Durante le nove settimane di corso, dovrebbero essere gli imprenditori a venire a Roma a parlare con i ragazzi e fare tutoring dei progetti. In questo periodo, infatti, ci si dovrebbe concentrare unicamente sul proprio progetto e sull’interazione con gli altri team.
      Al termine delle 9 settimane, quando le startup hanno preso forma, le visite possono essere molto interessanti.

  3. Bravo, Nicola, ottima iniziativa come sempre 🙂
    Alcune note:
    1) perchè costringere il team ad essere di 3-5 persone? io direi 1-5. Essere da soli, o in due, è durissima, ma nulla impedisce ad una bella startup di trovare co-founders lungo il cammino, e non necessariamente fin dall’inizio. Un esempio di una startup di successo con un unico fondatore? Amazon 🙂
    2) Io ho partecipato a Seedcamp e Launch48, che tu conosci, ma anche come mentor di FounderInstitute.com, che sta avendo un grande successo. Founder Institute si prende una piccola quota delle startup che lancia, e lo stesso fanno i mentors, in cambio del loro aiuto.
    Secondo me è un modello da adottare anche per voi. Io poi mi concentrerei sul processo di selezione, la vera differenza è avere dei founders in gamba e pieni di passione.
    Sai che sono a Singapore, ma se ti posso aiutare quando passo in Italia, ben volentieri 🙂

    1. Grazie, sei sempre troppo indulgente nei miei confronti 😉
      1. Team. La struttura del corso prevede che in nove settimane di lavoro si faccia il prodotto e quindi sono necessari dei team in grado di metterli in piedi. Poi possiamo discutere del fatto che possono iscriversi team già formati o singoli alla ricerca di un gruppo di lavoro (a Stanford hanno fatto un speed dating all’inizio dei lavori).
      2. Compenso. La partecipazione ha senso se inquadriamo la cosa in termini di accelerazione di progetti, mentre lo perde un po’ se ammettiamo che i progetti elaborati durante il corso siano solo degli esercizi. Personalmente preferisco la prima ipotesi e vorrei persone che si impegnano per nove settimane a lanciare qualcosa di reale.

  4. Ottimo Nicola, davvero credo che un approccio formativo così orientato sia necessario.
    Ci faccio un ragionamento e poi ne parliamo di persona.
    Ad Maiora

  5. Ciao Nicola,
    come TOP-IX abbiamo organizzato uno dei primi eventi in Italia dedicato alla Lean Start-UP (http://www.irealize.eu/ep2/lean-start-up/) il 17 Novembre scorso a Torino.
    Con alcune delle nostre startup stiamo inoltre provando a mettere in pratica (non senza difficoltà) i concetti di customer development, pivoting nonchè “giocando” con il canvas di Osterwalder. Un lavoro duro e che richiede molta pazienza principalmente perchè rappresenta comunque una forzatura al naturale slancio dello startupper focalizzato in primo luogo sul prodotto.
    – Passando poi agli sviluppatori è anche peggio 🙂 –

    L’approccio bottom-up basato su un processo iterativo è del resto chiaramente indicato al contesto italiano, in cui manca ancora quel substrato imprenditoriale necessario al proliferare significativo di StartUP.

    … ben lieti quindi di condividere la nostra esperienza sul campo !

  6. Ciao Nicola,
    come potenziale studente del corso ovviamente sono entusiasta del progetto e visti i presupposti sono sicuro che sarà portato avanti alla grande!
    Quando tra i commenti rispondevi a Simone parlando delle due possibilità accelerazione di progetti o “esercizio”, mi permetto di votare a favore della prima. Nel momento in cui si mette in piedi questa macchina sarebbe un peccato limitarlo ad esercizio, senza contare che farebbe venir meno uno degli ingredienti fondamentale del fare una startup ovvero l’entusiasmo di creare qualcosa di proprio da zero! Ho paura che indirizzare la startup school alla creazione di progetti da esercizio potrebbe generare assenteismo dei partecipanti a corso inoltrato qual’ora non ci sia abbastanza motivazione nel portare avanti l’idea su cui si lavora.

    aspetto con ansia update in merito 🙂
    Giuliano

  7. Bella idea, ma non capisco se hai già predisposto un programma. Scusami, ma forse per mia debolezza informatica non riesco a individuarlo.

  8. Grande Nicola,

    ottimo post! Ce ne sarebbe bisogno e sarebbe ancora più bello creare la rete che poi valorizzi la crescita delle start up!

    dalla silicon valley un abbraccio a tutti

    daniele

  9. Ciao Nicola, ottima iniziativa. Noi a Milano stiamo pensando di iniziare a fare qualcosa di simile (un percorso formativo per startupper). Magari se ti va possiamo parlarne per organizzare qualcosa insieme (abbiamo una sala corsi che tiene 80-100 persone)

  10. Ciao nicola se metti sù il corso mi precipito a seguirlo…in bocca al lupo

  11. vedo adesso il post, ma a Milano sta partendo adesso un master per startupper, la startup school