iDog. Mercato

Qual è il mercato di iDog? E’ completamente nuovo, oppure si tratta di un mercato esistente? Immaginare di essere in un mercato completamente nuovo è in qualche modo consolatorio: per definizione non ci sono concorrenti, siamo in un territorio da esplorare, siamo i primi, diventeremo degli eroi, Techcrunch e Mashable grideranno al miracolo. Sfortunatamente, poi ci si sveglia 😉

In realtà, spesso e volentieri la startup sta cercando di risegmentare un mercato esistente, perché ci sono già delle soluzioni che soddisfano il bisogno anche se non assomigliano esattamente al prodotto che si sta realizzando. Nel caso di iDog, stiamo immaginando un’app che integra delle funzionalità che sono già presenti in altri prodotti. Infatti, i potenziali clienti hanno già aperto un profilo per il cane su Facebook, partecipano a gruppi dedicati a particolari razze o sono fan di pagine come Seconda Zampa, magari lasciano tip su Foursquare, tanto che esiste il badge Dog best friend per chi fa dieci chek-in nelle aree recintate (dog run). Quindi molte delle funzionalità che offrirà iDog sono già presenti in altre applicazioni, anche se attualmente non ci sembra che ne esista una che le integri tutte. Non è detto che offrire un’esperienza d’uso più canina sia sufficiente a vendere il prodotto e, in definitiva, la scommessa sta tutta qui.

Possiamo provare a disegnare un competitive diagram, immaginando di mettere la socialità sull’asse orizzontale: le app a bassa socialità sono le utility che consentono di gestire l’animale, mentre quelle ad alta socialità prevedono la partecipazione a social network ed eventualmente meccanismi di crowdsourcing. Sull’asse verticale, invece, mettiamo la specializzazione canina. I bollini rossi indicano le app a pagamento, mentre quelli verdi le app gratuite. Il diagramma potrebbe assomigliare a quello seguente (in questa fase non è necessario che sia esaustivo):

Ovviamente questo tipo di diagrammi, come tutti i modelli, sono utili se ci aiutano a capire il contesto in cui ci muoviamo e a prendere delle decisioni. Contrariamente diventano dei micidiali sistemi per autogustificare le nostre scelte: non è un caso che siano uno degli strumenti preferiti dai consulenti 😉

Il quadrante 1 contiene le utility pensate per i proprietari dei cani. Sono di molti tipi diversi: semplici applicazioni per tenere traccia dei dati del cane, delle vaccinazioni o delle visite dal veterinario; ebook (più o meno interattivi) sull’addestramento e via di seguito. Alcune delle funzionalità offerte da queste app potrebbero essere svolte, in modo meno efficiente, con una banale app per prendere appunti (quadrante 4): dipende tutto dalla voglia dell’utente di imparare a usare un nuovo software e di registrare i dati in modo strutturato.
Il quadrante 2 contiene invece le app che prevedono la tessitura di una rete sociale: queste possono essere viste come competitor dirette di iDog. Piuttosto che fare un confronto in termini di funzionalità, è interessante verificare come sono state posizionate nell’Apple Store, che icona hanno e come vengono comunicate: è probabile infatti che iDog si troverà nell’elenco accanto a una di queste e quindi è opportuno capire come convincere l’utente a cliccare sull’icona giusta.
Anche nel caso dei social network, più o meno tutto quello che si può fare con un’app specializzata, può essere fatto con un’app generalista. Facebook per iPhone, per esempio, permette di interagire con i gruppi a cui si è iscritti: quindi se si partecipa a un gruppo dedicato ai cani, si può rimanere in contatto con gli altri cinofili senza la necessità di avere un software specializzato.
Lo stesso si può dire per Foursquare: ovviamente non ci sono informazioni strutturate che riguardano i cani, ma è possibile censire le aree recintate e qualcuno lascia anche dei tip dedicati ai cinofili. Analoghe osservazioni possono essere proposte per altra applicazioni popolari come Instagr.am.

Il diagramma che ho disegnato mi suggerisce due cose. La prima è che iDog dovrebbe essere progettata per favorire l’integrazione verso le altre applicazioni sociali. In altri termini, l’utente dovrebbe poter effettuare syndication dall’app verso altri social network e viceversa: in questo senso l’app potrebbe essere pensata come un layer in grado di illuminare la rete di relazioni con una luce canina, piuttosto che rappresentare il tentativo di creare un social network ex novo semplicemente importando un grafo da un’altra piattaforma e sperando che l’utente si prenda la briga di animarlo.
La seconda è che tutte le funzionalità delle app nel quadrante 1 sono assai poco difendibili e possono essere incluse abbastanza facilmente in iDog: occorre solo capire da quale cominciare e cosa, invece, lasciare fuori.

Questo post fa parte di una serie: indice.