Piero Fassino a Torino digitale: «si agli open data»

Gli organizzatori di Torino Digitale hanno fatto un grandissimo lavoro e alla fine sono riusciti a strappare una promessa al candidato sindaco Piero Fassino che oggi ha fatto avere questo documento che parla di open data, open source e accesso alla rete. Bravissimi 🙂

Una condizione per il successo del mio programma consiste nel realizzare una buona circolazione della conoscenza, per permettere una più attiva e informata partecipazione dei cittadini alle scelte della Città. In questa direzione, trasparenza, partecipazione e collaborazione diventano una necessità per promuovere efficacia ed efficienza da parte dell’amministrazione e fiducia da parte dei cittadini.
La Città, che ha già peraltro intrapreso iniziative che rientrano nei modelli di open government, rinnoverà il suo impegno.
Su questo percorso ci sono impegni che poggiano su un incremento dell’uso di Internet e di paradigmi open (programmi, dati, contenuti). Eccone alcuni.

Open data
Mettere sempre più a disposizione il patrimonio informativo della Città (nel pieno rispetto dei vincoli di tutela della riservatezza del dato) secondo il modello open data: disponibilità delle informazioni utili per la descrizione del dato, utilizzo di formati standard open che non costringano a possedere strumenti proprietari e che abbassino i costi di accesso e utilizzo. L’adozione di licenze d’uso Creative Commons garantirebbe chiarezza sulle modalità di fruizione e di impiego dei contenuti a utenti che conoscono questi standard e assicurerebbe al Comune la visibilità sugli effetti dell’applicazione di regole in un ambito globale. Si potrebbero così promuovere occasioni, a partire dai dati della Città, di invenzione di nuovi servizi da parte del sistema delle imprese, di studio e comprensione dei fenomeni emergenti da parte del sistema della ricerca, di confronto da parte di altri enti della PA, di costruzione di un dialogo informato con i cittadini.
La Città ha già fatto sperimentazioni in questo senso, recentemente in occasione della Biennale della Democrazia. I dati statistici in possesso della Città sono oggetto di sicuro interesse.
I servizi gestiti dal comune, e dalle partecipate, sono potenziali fonti di dati e l’utilizzo ragionato di essi potrebbe innescare un processo di miglioramento del servizio e della relazione con i fruitori innescando processi virtuosi di governance diffusa.
Mi permetto di fare un esempio concreto di messa a disposizione di dati in modalità open per dare trasparenza ai servizi. Con canali diversi (un servizio web di raccolta segnalazioni, invio di foto e relative coordinate da un telefonino con GPS) vengono raccolte segnalazioni di casi che necessitano interventi di manutenzione sulle strade o su edifici pubblici. Il dato diventa visibile a tutti: c’è un intervento che deve essere fatto. La macchina comunale ha un’informazione, tutti possono sapere che il Comune sa. Il Comune deve organizzarsi per prendere in carico il problema, fare le valutazioni del caso e avviare a soluzione il problema in tempi certi.
Partecipazione vuol dire impegni reciproci, velocità decisionale, capacità di esecuzione; vuol anche dire chiarire ai cittadini dove vanno i loro soldi, e perché non si può continuare con una indiscriminata politica di tagli agli Enti Locali.
La trasparenza richiede, sì formati aperti che garantiscano la fruibilità per tutti, ma soprattutto dati che abbiano significato per chi li osserva consentendo di controllare e influenzare i processi. Se l’organizzazione non ha capacità di dare feed back alle richieste promosse dalla lettura del dato, la trasparenza è poco utile.

Open source
Privilegiare, nella realizzazione di nuovi servizi, quelle modalità che consentano, secondo il modello Open Source, la messa a disposizione del software per altre amministrazioni e per produttori di servizi che siano interessati al riuso di componenti su altri mercati; porre attenzione al tema dell’interoperabilità dei servizi con le altre amministrazioni; analizzare soluzioni open source in atto presso altre amministrazioni in ottica di riuso, adattamento, miglioramento, condivisione dei benefici e delle competenze.
La Città ha peraltro già intrapreso questa strada, mettendo pubblicamente a disposizione alcune soluzioni (ES : rilevazione soddisfazione cittadini, geoportale) e operando, di concerto prima di tutto con Regione e Provincia, secondo queste modalità in tema di dematerializzazione, tema di ampia applicazione e di forte impatto sull’innovazione organizzativa

Accesso alla rete
Impegno nella rimozione di processi di esclusione tecnologica e culturale: potenziamento di condizione di accesso facilitato alla rete (punti di accesso in biblioteche, luoghi pubblici e di socializzazione, messa a disposizione di accessi wifi gratuiti per cittadini e turisti), iniziative di alfabetizzazione digitale verso le fasce oggi più escluse, soggetti deboli e anziani in primis.
Tutti questi progetti vanno realizzati perché hanno un carattere abilitante ma non, di per sé, sufficiente. Per ottenere risultati tangibili occorre un forte sviluppo organizzativo dell’amministrazione che deve saper rispondere a questo impegno (qualità del dato, organizzazione della trasparenza dei processi, apertura ad un controllo diffuso, gestione della partecipazione mediante capacità di risposta alle domande poste), e un coerente sviluppo della capacità nelle partecipate, di produrre con tempestività e rendere pubblici i dati relativi ai propri servizi per facilitare una governance diffusa mediante una relazione più incisiva con i cittadini.

Per dare credibilità a questi punti occorre definire anche un modello di governance di processo non banale, che richiede condivisione nelle scelte da parte dei vari portatori di interesse e un apporto di conoscenze che chiama in causa le risorse del territorio.
Ci sarà attenzione politica al tema per fare dell’ICT una leva di sviluppo della città attraverso economie di sinergia adottando forme organizzative, sia interne alla struttura comunale sia esterne col concorso dei saperi degli Atenei e del sistema produttivo . Un impegno di condivisione e aggiornamento di criteri di misura e valutazione per avviare un dibattito informato che dia modo di esprimersi all’intelligenza del territorio.

Piero Fassino

Se Fassino manterrà le promesse, il Piemonte, che si è giù dotato di un catalogo regionale di dati aperti, si confermerà come la regione più all’avanguardia in Italia su questo tema: un esempio da seguire per tutte le altre amministrazioni italiane.