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L’innovazione è non dare retta agli ingegneri pigri ;-)

Riporto un passaggio dal libro Steve Jobs. L’uomo che ha inventato il futuro di Jay Elliot che è stato senior vice president di Apple negli anni novanta.

Steve Jobs è convinto che, se si vuol essere davvero originali, sia inutile usare i focus group per sviluppare i prodotti. Adorava citare una celebre battuta di Henry Ford: «Se avessi chiesto ai miei clienti cosa volevano, mi avrebbero risposto: un cavallo pi veloce».
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La battuta di Ford sul cavallo implica un’idea che Steve afferra intuitivamente. Se prendete un gruppo di utenti, non necessariamente insoddisfatti del prodotto, e chiedete loro di suggerirvi come migliorarlo, probabilmente si metteranno a cercare i punti deboli. Questa ricerca dei difetti ha un suo valore, ma tutt’al più si limita a indicare piccole migliorie: di certo non permette di ideare prodotti radicalmente nuovi, in grado di mutare il panorama di un intero settore. Questa non è vera innovazione.
Perché no? Perché in una situazione del genere, la maggior parte delle persone si concentra su quello a cui crede di dover pensare: gli utenti credono di dover analizzare la propria esperienza d’uso del prodotto. Ma non è così che deve andare.
Quello che vi serve sono persone che si concentrino sulle esperienze possibili.
Ciò che distingue i visionari dal resto dell’umanità è la loro tendenza a interrogarsi sulle possibilità, a domandarsi come potrebbero essere diversi i loro prodotti o la loro vita. Di fronte a un nuovo strumento o a una nuova tecnologia, queste persone iniziano subito a immaginare prodotti che permetteranno di fare cose totalmente nuove.
Gli innovatori creano prodotti che sono il frutto della loro immaginazione, strumenti che li aiutano a creare il mondo in cui vorrebbero vivere. E’ una mentalità molto diversa da quella di chi, semplicemente, si domanda come migliorare quel che già esiste.
I grandi innovatori sono mossi da un desiderio di cambiare le cose, di vivere esperienze nuove, migliori e speciali. I product developer come Steve Jobs possiedono l’immaginazione necessaria per visualizzare oggetti nuovi e nuovi stili di vita. E sanno domandarsi: «Perché no?».
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In tante aziende ci sono persone ricche di immaginazione, le cui idee brillanti vengono scartate per non alterare lo status quo. In una società come la nostra, che tanto apprezza l’innovazione, troppe grandi idee vanno sprecate ogni giorno. Per questo sentiamo parlare così spesso di imprenditori che hanno inventato un prodotto fantastico ma sono costretti a lasciare l’azienda, perché lì nessuno è interessato alle loro idee visionarie.
A volte, la stessa cosa ha rischiato di accadere in Apple. Nel 1997, quando Steve rientrò in azienda, lui e Jonathan Ive, direttore del design, svilupparono un prototipo dell’iMac: un computer integrato con un display a tubo catodico e una scocca in brillanti colori al neon. Sembrava uscito da un fumetto di fantascienza disegnato da un bambino precoce e fantasioso.
In seguito, Steve dichiarò a Lev Grossman di Time: «Com’era prevedibile… quando lo portammo agli ingegneri, loro si inventarono trentotto motivi [per cui non era fattibile]. E io dissi: “No no, lo costruiremo”. E loro: “Be’, e perché?” E io: “Perché sono l’amministratore delegato, e secondo me si può fare”. Quindi lo costruirono, ma controvoglia. E fu un grande successo”.