Da quando ho un iPad, mi diverto a osservare le mie bambine di 7 e 4 anni e mezzo che giocano con i Puffi, coltivano campi di carciofi, oppure esplorano le app di papà . Per un genitore l’iPad ha un problema enorme: non è possibile creare più di un utente e non ha alcun sistema di parental control. La conseguenza è che le bimbe hanno imparato velocemente che l’icona di YouTube è la porta di accesso verso un mondo di cartoni animati. Il problema dei cartoni che si trovano su YouTube è che c’è di tutto, dai video piratati di Heidi a brani doppiati con linguaggio scurrile e decisamente non adatto a delle bambine piccole.
Avendo notato che Beatrice e Ludovica tendono a usare le app che capiscono e che percepiscono come adatte a loro, mi piaceva molto l’idea di poter costruire qualcosa insieme oppure di provare a progettare qualcosa che fosse adatto. Ho giocherallato con poco successo con alcuni tool di authoring tipo Hype (piuttosto semplice) e Game Salad (molto più complesso), ma ammetto che non fa per me: il massimo che riesco a fare è qualche schizzo per dei wireframe e giocherellare con Photoshop per costruire dei mockup.
In questo processo di esplorazione, ho cercato di capire se sviluppare delle app per le mie bimbe poteva diventare anche un business e ho pensato di fare un minimum viable product: qualcosa che fosse molto semplice da produrre, ma che permettesse di realizzare un test di mercato. La cosa più semplice che mi è venuta in mente è stata un’app che contenesse un’intera serie animata: ossia l’evoluzione dei fascicoli che si trovano in edicola.
In un paio di giorni ho confezionato questa presentazione e l’ho mandata alla società che gestisce i diritti di Heidi per l’Italia. Ci siamo scambiati un po’ di email e un po’ di telefonate, ma poi ho capito che la cosa era più complicata di quello che sembrava in origine per via del sistema cervellotico che regola il diritto d’autore dei video. Alla fine ho desistito, perché il gioco non valeva la candela.
Aggiungo che, dai dati che sono riuscito a raccogliere, i prodotti editoriali per iPad sono ancora un mercato molto piccolo in Italia e non stanno dando grandi soddisfazioni agli editori. In questo momento, quindi, sembra difficile pensare di fare degli investimenti importanti per realizzare qualcosa destinato solamente al mercato italiano. Magari, quando avrà un po’ di tempo, giocherò un po’ con iBooks Author perché comunque mi piacerebbe scrivere un libro interattivo per bambini insieme con le mie figlie 🙂