Con Nicola e Alberto D’Ottavi abbiamo provato a registrare questa intervista per ben tre volte, ma le prime due – per mia manifesta incapacità tecnica 😉 – qualcosa è andato storto. Per fortuna, Nicola ha accettato di sottoporsi per la terza volta ed è accaduto il miracolo. Durante la chiacchiera ci siamo focalizzati soprattutto sulla customer discovery e sull’approccio usato da Blomming per capire come servire il mercato dei makers.
Gli inizi
Nasco con un background tecnico, avendo studiato ingegneria informatica e lavorato prima nel campo della finanza come consulente tecnologico di istituti bancari, e poi nel mondo dell’e-commerce, con un’esperienza per me molto importante in Yoox. In quel periodo è nata la mia passione per i social media, fenomeno allora agli inizi, per le startup e per il web in generale. Avevo notato subito il gap che c’era tra il mondo del commercio tradizionale e quello dell’e-commerce e dei social media, soprattutto nel settore degli artisti artigiani che, per la vendita dei loro prodotti, utilizzavano molto i canali tradizionali come le gallerie d’arte e i mercatini, e poco quelli online. Visto il mio background incentrato sullo sviluppo tecnologico di prodotti, con competenze di e-commerce, mi mancava totalmente la parte di comunicazione, marketing e social media. Ho cercato quindi qualcuno che mi potesse aiutare per sviluppare questi aspetti e ho trovato online Alberto D’Ottavi.
L’incontro con Alberto D’Ottavi
A fine 2008 mi stava appassionando molto il tema delle startup, e proprio in quel periodo mi resi conto che non avrei potuto crearne una da solo. Sembra passato poco tempo, ma in realtà , se si considerano questi anni in relazione all’evoluzione del mondo delle startup italiane, è un abisso: in due anni e mezzo lo scenario è cambiato completamente. All’epoca c’erano le storie delle aziende della bolla Internet del 2000-2001, e dopo, otto anni di vuoto, a parte qualche raro caso. L’unica risorsa interessante che avevo trovato online era il First Generation Network, dove guardavo le interviste agli imprenditori che avevano già affrontato il percorso di realizzazione di una startup dieci anni prima. Lì trovai Alberto e pensai subito che fosse la persona giusta per il progetto che avevo in mente, visto che all’epoca ero soprattutto orientato al mercato dell’arte e dell’artigianato, cosa che anche oggi si ritrova molto in Blomming. Alberto era la persona giusta perché era esperto di web 2.0 e social media, temi su cui aveva scritto dei libri, e di cui era anche docente. Gli scrissi e la mia idea gli piacque subito, poi ci incontrammo e le cose si approfondirono.
La nascita di Blomming
Dall’inizio e per diversi mesi, oltre ad impiegare il nostro tempo per lo sviluppo dell’impresa, investimmo direttamente i nostri soldi nella startup, senza finanziamenti esterni. Le cose si sono evolute in modo graduale. Dopo qualche tempo dall’incontro con Alberto io presi una decisione di vita molto forte. Avevo un lavoro da dipendente in un’ottima azienda, con colleghi fantastici e ottime opportunità di carriera, ma mi sentivo in una gabbia. Decisi quindi di licenziarmi per dedicarmi a Blomming, il progetto che volevo davvero realizzare e che, all’epoca, non era neanche delineato in modo netto. In quel periodo non conoscevamo bene le teorie di Steve Blank, del customer development e della Lean Startup di Eric Ries, ma tutto sommato, involontariamente, fummo abbastanza bravi nel fare customer development attraverso un blog, che scriveva soprattutto Alberto mentre portava avanti le attività di comunicazione e contenuto. Allo stesso tempo io cercavo di realizzare un MVP (minimum viable product) della piattaforma che potesse essere utile ai nostri primi utenti, un qualcosa di innovativo.
Lo sviluppo della startup
Blomming, quindi, è nata dalla mia idea di realizzare un marketplace simile ad Etsy, che allora era poco conosciuto in Italia, ma con alcune componenti innovative. Se si vuole fare un marketplace, bisogna avere innanzitutto un discreto numero di utenti, tra cui poi ci saranno quelli effettivamente interessati ad usarlo attivamente. Blomming era nata con l’idea di fare un sistema pervasivo di vendita attraverso tutti i canali online. In quei mesi, mentre facevamo un po’ di customer development per capire quello che volevano i primi utenti, appartenenti alle community legate all’artigianato italiano, realizzavamo il primo MVP. Allo stesso tempo avevamo partecipato ad un po’ di eventi, che ci servivano per comunicare con i nostri potenziali utenti. La prima cosa che realizzammo, presente ancora oggi sul sito di Blomming tra le varie opzioni offerte, fu un widget embeddabile sul proprio sito o blog, che permetteva ai potenziali acquirenti di vedere un prodotto e iniziare il processo di acquisto sul sito del venditore, per poi eseguire il checkout sul sito di Blomming. All’inizio i venditori dovevano iscriversi sul nostro sito, inserire i prodotti da vendere e poi copiare e incollare un codice di script per avere il widget sul loro sito. Era un MVP con le funzionalità base, ma in grado di dimostrare la validità del prodotto soprattutto ai potenziali venditori, primo nostro target, e poi agli acquirenti che avrebbero utilizzato la piattaforma.
Customer development
Il tema dell’analisi dei dati provenienti dalle interazioni degli utenti con il prodotto è molto importante. Su questo io sono sempre molto critico e voglio sempre migliorare, anche considerando il fatto che ogni startup decide autonomamente quali sono le metriche più importanti per il suo successo, non essendoci standard consolidati da seguire. Abbiamo cercato di valutare bene il feedback degli utenti, facendo anche un paio di survey quando hanno cominciato a crescere di numero, con domande formulate sulla base di quello che avevamo imparato nei primi mesi, e studiando i trend. Quello che ci ha guidato è stato proprio il feedback degli utenti. Abbiamo avuto diversi MVP nelle varie iterazioni del prodotto. Il primo è stato il widget che permetteva di vendere direttamente sui blog, ma potevano capitare utenti che non avevano un proprio sito. Abbiamo quindi migliorato l’esperienza per implementare uno shop singolo direttamente sul sito di Blomming, caratteristica già adottata da molti competitor, a differenza invece del widget che rappresentava una parte molto innovativa. In questo modo fornivamo un pacchetto unico, con feature differenti e in tre lingue diverse. Poi arrivò il successo di Facebook: capimmo subito che interessava molto i nostri utenti e quindi decidemmo di puntarci realizzando gli shop su Facebook, che hanno registrato un buon successo, anche mediatico. Blomming nasce come un tool di empowerment, per permettere all’utente che ha già dei propri canali di comunicazione di trasformarli in canali di vendita. Ci siamo però accorti di una cosa: un sacco di persone arrivavano su Blomming non per vendere, ma per vedere cosa c’era dentro ed acquistare. Abbiamo quindi realizzato un catalogo sul sito con un motore di ricerca e vari tipi di navigazione tematica.
PervasivitÃ
La nostra idea è quella di diventare il più possibile pervasivi: abbiamo cominciato a lavorare su tutta la parte mobile e vogliamo fornire le API del servizio agli sviluppatori esterni per permettere loro di realizzare applicazioni di terze parti basate su Blomming. Alla fine, il nostro obiettivo è fornire ai venditori degli strumenti semplicissimi da utilizzare per vendere online su tutti i canali che vogliono.
La crescita di Blomming
Siamo in discussione con diversi venture capitalist esteri, ma per ora continuiamo ad autofinanziarci. Nel frattempo il team è cresciuto, da giugno 2011 Matteo Cascinari è diventato nostro socio e lavora quotidianamente full time su Blomming occupandosi della parte business. Matteo ha una grande esperienza di management, e il suo ingresso in Blomming è molto importante perché va a completare le caratteristiche mie e di Alberto. Abbiamo anche un altro socio, Andrea Salicetti, un ingegnere informatico molto bravo che ci aiuta da fine 2010 nello sviluppo della piattaforma. Siamo quindi due developer ma ci avvaliamo di altri professionisti che ci aiutano in altre parti, dal design, alla grafica, dal customer care alla comunicazione online.
Tra 5 anni
Nel fare una startup ci sono dei momenti intensi e duri. A un certo punto, però, diventa come una droga, non riesci più a smettere e diventa bellissimo costruire qualcosa di nuovo, qualcosa in cui si crede. Tuttavia, tra cinque anni spero di essere in qualche posto esotico nei Caraibi con la mia barca 🙂