Continuando nella lettura di Sociologia dei media digitali di Davide Bennato, mi sono imbattuto in una teoria che non conoscevo e che mi sembra interessante. Si tratta della domestication theory:
Il modello, che si occupa di spiegare l’uso sociale delle Ict intese come tecnologie e media allo stesso tempo, è frutto delle ricerche di una serie di studiosi inglesi che si sono interrogati sulle forme con cui una tecnologia viene a far parte della vita quotidiana della famiglia. Alla base della teoria dell’addomesticamento, oltre alla metafora del ridurre la tecnologia «selvaggia» alle esigenze della famiglia, ci sono il concetto di economia morale della casa e il modello dell’addomesticamento.
L’economia morale della casa è il prerequisito fondamentale che gli autori usano capitalizzando alcune conoscenze che derivano dagli studi sul significato sociale del consumo e sulle pratiche di costruzione di significato della vita quotidiana. Secondo questo concetto, la casa è un’economia morale per due motivi pricipali: un motivo «esterno» ed uno «interno». Il motivo esterno è rappresentato dai membri della famiglia che mettono in atto una serie di attività di consumo e produzione che avvengono sia dentro che fuori il contesto domestico definite economia pubblica. Il motivo interno è che le attività economiche dei suoi membri dentro la casa e fuori di essa sono ispirate a cognizioni, atteggiamenti, gusti estetici definiti dalle biografie dei suoi membri e dalle relazioni fra essi. In questo senso, la casa – intesa nel senso di unità domestica – è un luogo osmotico di scambio con il mondo esterno sia di prodotti (acquistati, consumati, riciclati, rottamati) che di significati (condivisi, costruiti, comunicati) che rende la famiglia appartenente a una specifica stratificazione sociale (classe media, classe alta, ecc.) ma con delle peculiarità che la contraddistinguono come unica.
Il modello dell’addomesticamento è la parte importante della teoria della domestication, e ha lo scopo di descrivere il processo attraverso cui un prodotto esce dall’universo delle merci dell’economia industriale per entrare a far parte del mondo dei significati dell’economia morale della casa. Secondo gli autori, le fase sono sostanzialmente quattro: appropriazione, oggettificazione, incorporazione, conversione. Appropriazione è la fase che descrive i modi in cui un oggetto tecnologico smette di essere una generica merce e viene posseduto da un individuo o da una famiglia. Questa fase non fa riferimento solo alla componente materiale dell’artefatto, ma anche al suo contenuto mediatico – selezione dei programmi da guardare, software da acquistare – e alla sua dimensione estetica. In questo senso, esistono alcune strategie di appropriazione radicali, che consistono nella modifica sistemica dell’artefatto così che si possa adattare alle esigenze dell’utente, come ad esempio gli hack della cultura hacker. Oggettificazione fa riferimento alla collocazione nello spazio domestico dell’oggetto tecnologico, il quale – attraverso strategie di esibizione e di messa in scena – viene a costruire simbolicamente lo stesso ambiente. Ad esempio, la creazione in salotto di uno spazio dedicato ai sistemi di home theatre. Se appropriazione e oggettificazione sono strategie legate alla costruzione sociale dello spazio domestico, incorporazione e conversione fanno invece riferimento all’organizzazione del tempo della vita domestica. Incorporazione è la pratica che consiste nell’uso delle tecnlogie e nella loro integrazione nelle routine quotidiane. Il momento della visione del film in tv, il tempo assegnato dagli adolescenti all’uso di internet, la creazione di un muro del suono per alzare una barriera tra figli e genitori sono esempi di incorporazione. La conversione è invece l’atto di esposizione reale o simbolica della tecnologia, per esprimere la propria appartenenza al proprio gruppo dei pari o al gruppo sociale di riferimento. Discutere della partita andata in onda solamente sulla pay tv satellitare, illustrare le tecniche per istallare applicazioni sugli iPhone, condividere con un link le informazioni lette attraverso una app esclusivamente progettata per iPad, sono tutte strategie di conversione. Come si può notare dagli esempi scelti per illustrare queste dinamiche, per quanto la domestication theory nasca per descrivere l’uso domestico delle Ict, essa si presta ottimamente a spiegare il processo di istituzionalizzazione nella vita quotidiana dei social media. Questo è possibile per due ordini di motivi. In primo luogo perché l’economia morale domestica di consumo di beni e significati che avviene in casa, ma non si limita ad essa. Lo spazio domestico in questo caso è una specie di metafora territoriale che presuppone – senza esaurire – la collocazione fisica della famiglia. In secondo luogo, i social media rileggono in chiave molto particolare la dicotomia pubblico/privato che ha più le caratteristiche di continuum che di rigida opposizione. Messa in questi termini si può notare l’importanza della dimensione della mobilità come sovrapposizione fra spazio pubblico e spazio privato.
Da questo punto, Davide passa a discutere dell’importanza della mobilità nell’uso dei social media. Ma a questo dedicheremo un altro post 🙂