Il sostegno all’innovazione tra misure orizzontali e verticali

In questo periodo, tra cabine di regia e task force, si parla molto di quali debbano essere le politiche che il governo dovrebbe mettere in campo per l’agenda digitale e per incenvitare la nascita di startup (soprattutto nell’area del digitale). A questo proposito, mi sembra utile citare un brano scritto da Elserino Piol qualche anno fa in Per non perdere il futuro:

Si evidenzia la necessità di politiche volte a rafforzare la competitività del sistema. Un quesito di fondo è se concentrarsi su azioni di natura orizzontale o invece incentivare determinati settori, giudicati particolarmente promettenti per le loro ricadute economiche-industriali.
La contrapposizione fra misure orizzontali e politiche di incentivazione settoriale è una componente chiave della politica industriale. Si confrontano due posizioni. La prima favorevole a una politica industriale di settore, orientata anche alla creazione di campioni industriali.
La seconda privilegia una politica focalizzata su misure orizzontali.
La scelta che si propone in favore dell’approccio orizzontale ha fondamenti teorici e pratici; l’intervento pubblico favorisce quelle attività che hanno un potenziale di ricadute positive su una pluralità di imprese e settori come la R&S, formazione, concorrenza ecc. Molto più dubbia è l’affermazione che determinati settori abbiano una funzione propulsiva ed esercitino esternalità positive sull’economia nel suo complesso. La storia della politica industriale, non solo in Italia, è segnata da scelte radicalmente sbagliate a favore di determinati settori, con costi elevati per l’economia e il bilancio pubblico: non vi è nessuna ragione per cui l’operatore pubblico sia in grado di capire meglio del mercato quali settori hanno prospettive di crescita e quali invece vanno abbandonati alla loro sorte.
Le politiche orizzontali presentano vantaggi significativi. In primo luogo sono meno soggette alle pressioni delle lobbies settoriali. In secondo luogo la selezione dei settori da agevolare non è affidata al settore pubblico, che non ha dato grande dimostrazione delle proprie capacità al riguardo. In terzo luogo il quadro di riferimento del processo di incentivazione è più stabile. Le politiche settoriali sono infatti più esposte al rischio di variazioni, talora significative e spesso slegate da considerazioni di efficienza. In sintesi le politiche orizzontali sono più adatte a creare un quadro di stabilità e di certezza. Inoltre sono quelle più rispondenti a una logica di liberalizzazione e sviluppo dei servizi.
A sua volta la presenza di un quadro di riferimento stabile dal punto di vista normativo e finanziario è esigenza primaria del sistema.
Vi è però ch ha preferenza verso le politiche di intervento verticali dirette verso determinati settori o addirittura verso specifiche imprese considerate strategiche. E’ superfluo ricordare che il paese modello per interventi di questo tipo è state ed è la Francia, che si è distinta per politiche di programmazione settoriale con esplicito riferimento a gruppi di imprese, o filiere tecnologiche, secondo la tradizione tecnocratica illuministica della sua burocrazia. E non mancano esempi numerosi di fallimenti: basti pensare all’informatica (prima Plan Calcul, poi Bull).
Per anni in Italia abbiamo seguito la politica di settore, secondo l’esempio francese. Chi non ricorda le guerre chimiche e le disastrose cattedrali nel deserto che se seguirono? La convinzione che ciò che più conta sia l’attività manifatturiera è stata causa di colossali errori negli ultimi trent’anni, come gli investimenti nel Mezzogiorno per impianti chimici e siderurgici e fabbriche di automobili.
Le politiche settoriali verticali sono quanto mai pericolose non solo perché riconducono in primo pian statalismi perversi, ma anche perché danno un enorme potere di discrezionalità a quei reticoli gestiti dagli eletti che mediano tra politica e affari: politiche industriali per invocare sussidi su attività produttive non convenienti. Ma purtroppo, le politiche orizzontali sono lente nel generare fattori di crescita.
Va comunque osservato che anche in una pianificazione orizzontale le aree di importanza strategica emergono da sole. E’ il caso delle ICT, perché investire nell’ICT è anche una politica di intervento orizzontale. L’adottare politiche di pianificazione orizzontale non esclude l’avvio di grandi progetti indirizzati su specifiche aree, come si vedrà più avanti parlando di leading edge projects.