E’da parecchio tempo che ho sul comodino il libro di Jane McGonigal (La realtà in giooco). In pochi giorni ne ho divorato più di metà e mi è venuta voglia di diventare il più grande game designer del mondo per riparare tutto quello che non funziona 🙂
Mi piace molto la definizione di proposta dall’autrice perché è elegante, semplice e potente:
Quando li si spoglia di tutte le differenze di genere e delle complessità tecnologiche, tutti i giochi hanno in comune quattro tratti definitori: un obiettivo, delle regole, un sistema di feedback e la volontarietà della partecipazione.
L’obiettivo è l’esito specifico verso cui tende l’attività dei giocatori. Concentra la loro attenzione e orienta continuamente la loro partecipazione al gioco. L’obiettivo dà ai giocatori un senso di finalità.
Le regole impongono dei vincoli al mondo in cui i giocatori possono raggiungere l’obeittivo. Eliminando o limitando le modalità ovvie per raggiungere l’obeittivo, le regole spingono i giocatori a esplorare spazi di possibilità in precedenza inesplorati. Le regole liberano la creatività e favoriscono il pensiero strategico.
Il sistema di feedback dice ai giocatori quanto sono vicini al raggiungimento dell’obiettivo. Può avere la forma di punti, livelli, di una classifica o di una barra di avanzamento; o, nella sua forma più elementare, può essere semplicemente la conoscenza di un esito oggettivo: “il gioco finisce quando…” Il feedback in tempo reale funge da promessa che l’obiettivo può essere effettivamente raggiunto e fornisce una motivazione per continuare a giocare.
Infine, la volontarietà della partecipazione richiede che chi gioca conosca e accetti di buon grado l’obeittivo, le regole e il sistema di feedback. Questa consapevolezza stabilisce il terreno comune che consente a più persone di giocare insieme. E la libertà di entrare nel gioco o di abbandonarlo quando si vuole garantisce che un’attività intenzionalmente carica di tensione e di sfida venga sentita come un’attività sicura e piacevole.