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Appunti sul Project Based Learning

Il Project Based Learning (PBL) è un metodo di insegnamento che consiste nel far lavorare gli studenti a un progetto per un periodo di tempo più o meno lungo (da una settimana fino a un semestre) con l’obiettivo di coinvolgerli nel risolvere un problema del mondo reale. Di conseguenza, gli studenti dovrebbero sviluppare una conoscenza più profonda del contenuto oggetto del corso, esercitando il pensiero critico, la creatività e le capacità comunicative.

Ovviamente, sviluppare un’esperienza di apprendimento utilizzando questa tecnica non è per nulla facile. Fortunatamente, il Buck Institute for Education ha prodotto molto materiale sull’argomento tra cui il libro Setting the Standard for Project Based Learning: A Proven Approach to Rigorous Classroom Instruction.

Gli autori hanno identificato gli elementi essenziali dell’apprendimento basato sui progetti e definito un Gold Standard:

Al centro del diagramma ci sono, ovviamente, gli obiettivi di apprendimento in termini di conoscenze, comprensione e abilità che gli studenti devono acquisire. In questo contesto, occorre sottolineare che il PBL viene utilizzato quando, insieme alle conoscenze, è importante anche sviluppare la capacità degli studenti di applicare quello che hanno imparato.

Attorno agli obiettivi si sviluppano 7 elementi che dovrebbero caratterizzare un buona buona esperienza di apprendimento basata sul PBL.

1. Sfida

Porre un problema permette di dare un valore immediato alle conoscenze che saranno acquisite durante l’apprendimento: i partecipanti sanno che stanno studiando per applicare subito quello che hanno imparato. La sfida può essere più o meno strutturata, tenendo conto che i progetti che possono essere realizzati seguendo un processo noto sono più accessibili di progetti aperti; questi ultimi, infatti, richiedono che lo studente elabori anche un proprio metodo di lavoro per risolvere il problema.

2. Indagine

All’inizio della sfida, gli studenti devono chiedersi: che cosa so del problema? che cosa devo imparare o scoprire? Queste domande li aiutano a costruire un percorso di indagine, che può includere ricerche bibliografiche o su Internet, interviste, osservazioni sul campo e via di seguito. Man mano che gli studenti rispondono alle prime domande, altri quesiti emergono e l’indagine diventa una spirale che permette loro di andare sempre più in profondità nell’analisi del problema.

3. Autenticità

I progetti devono riguardare problemi reali. Per dare maggiore concretezza alla sfida, è possibile enfatizzare tre aspetti: la verosimiglianza del contesto, la realizzazione di task reali, l’impatto che possono avere sul mondo. Per esempio, nei miei corsi, gli studenti devono progettare e prototipare un prodotto partendo da una tecnologia o da un problema di business e impiegando metodi e strumenti che vengono normalmente usati dai designer professionisti.

4. Voce degli studenti

Gli studenti devono poter esprimere la propria capacità di giudizio e compiere delle decisioni, altrimenti il progetto diventa un semplice esercizio con una serie di istruzioni da seguire. Dare voce agli studenti, invece, permette di far emergere la loro abilità nel risolvere problemi.

5. Riflessione

John Dewey ha scritto: «Non impariamo dalle esperienze, ma da fatto di riflettere su di esse». Ripensare alle esperienze fatte durante il progetto, permette agli studenti di determinare se le loro strategie di problem solving sono adeguate al problema da risolvere.

6. Critica e revisione

È di fondamentale importanza stabilire dei checkpoint, che permettano all’insegnante (o ad esperti e mentor) di dare dei feedback agli studenti, in modo che questi possano valutare la qualità del lavoro che stanno facendo ed eventualmente migliorarlo.

7. Prodotto pubblico

L’ultimo elemento che caratterizza una buona esperienza didattica basata sul PBL è la presenza di un prodotto pubblico. Al termine del percorso, gli studenti dovrebbero poter mostrare quello che hanno realizzato al di fuori della propria classe.

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