Quando viaggio, mi piace acquistare specialità alimentari da portare a casa: magari si tratta di ghiottonerie che avrei difficoltà a trovare a Roma come il culatello di Parma. Una delle ultime volte che sono stato nel capoluogo emiliano (il 27 dicembre 2004), ho approfittato per fare un po’ di shopping alla Salumeria Verdi, una delle migliori della città. Almeno così mi avevano detto!
Entro accompagnato da mio cognato Agostino che è cliente abituale del negozio. Chiedo tre etti di culatello suddiviso in tre confezioni da un etto ciascuna, due etti di prosciutto crudo suddiviso in due confezioni da cento grammi, del parmigiano, uno strolghino e un cotechino. Tutte le confezioni sono sottovuoto. Mentre mi servono faccio due chiacchiere con mio cognato.
Tornati a casa, riesamino lo scontrino di 55,52 euro e noto qualcosa che non mi torna: il salumiere ha pesato e addebitato anche le confezioni per il sottovuoto. Risultano quindi 378 grammi di culatello invece di 300, 262 grammi di prosciutto e così di seguito. Lo scontrino della pesatura nell’immagine 1, anche se la carta chimica è un po’ rovinata, mostra chiaramente l’anomalia.
Il giorno dopo torno alla Salumeria Verdi e chiedo delucidazioni facendo notare che molto probabilmente c’è stato un errore. Il salumiere è lo stesso del giorno prima e mi risponde che è prassi comune pesare e far pagare anche gli incarti al prezzo del contenuto. In fin dei conti – dice – si tratta di pochi grammi. Chiedo allora di mettere sulla bilancia una busta usata per il sottovuoto: pesa 24 grammi. Non mi sembra poco, tanto che obietto che non mi pare corretto far pagare della plastica allo stesso prezzo del culatello (a 70,30 euro al chilo, le sole tre buste che contengono il prezioso affettato mi sono costate oltre 5 euro!). A questo punto interviene una signora che cambia versione e dichiara che la prassi del negozio è quella di far pagare le confezioni per il sottovuoto 50 centesimi l’una. Si procede a una nuova pesatura di quanto ho acquistato. Mi addebitano sei confezioni per un totale di 3 euro. Nonostante ciò, il nuovo scontrino è di 50,64 euro: pur avendo pagato la tara un prezzo spropositato, ho comunque risparmiato quasi 5 euro! L’immagine 2 mostra il nuovo scontrino.
Esco solo parzialmente soddisfatto: considerato il tipo di negozio e la zona in cui si trova, mi sarei aspettato delle scuse invece di una reazione scocciata e qualche giustificazione approssimativa. Tant’ è: il savoir-faire non si può certo imporre!
Torno a Roma e dopo qualche giorno apro le confezioni per consumarle con i miei amici. Orrore! Non mi era mai capitata una cosa del genere: l’immagine 3 mostra le patetiche fette di prosciutto e culatello che ho trovato all’interno.
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Che brutta esperienza! Non riesco a togliermi dalla testa l’impressione che i signori della Salumeria Verdi abbiano pensato che un turista poteva essere servito con meno cura di un qualsiasi altro cliente. Ebbene, io non ci sto! Ed è per questo che segnalerò l’accaduto agli assessori al turismo e al commercio del comune di Parma, ai presidente dei consorzi di tutela del prosciutto, del culatello e del parmigiano, al presidente della Confcommercio, nonché al direttore della Gazzetta di Parma. Spedirò le missive via fax in modo da avere maggiore sicurezza che i messaggi siano recapitati ai rispettivi destinatari.
Aggiornamento: Il 4 marzo 2005, ho ricevuto le scuse della Salumeria Verdi. Le ho pubblicate in questo post.