Il Corriere della Sera Magazine del 10 febbraio 2005 si apre con Asia Argento in copertina e la scritta L’infanzia bruciata. La racconta nel suo prossimo film. E la confessano altri personaggi famosi. Nell’intervista dal titolo Papà mi diceva che i bambini puzzano, la Argento dice: “giudicando superficialmente si può pensare che io abbia avuto fortuna. Ma sono stata costretta a crescere in fretta. Credo che essere bambino è sempre un po’ violento, l’infanzia è sempre traumatica. La mia è stata difficilissima. […] L’infanzia l’ho rimossa. I genitori neanche li ricordo. Pensavo che i miei genitori volessero più bene alle mie sorelle, io ero quella più sgridata, mi facevano sentire cattiva. […] Sono cresciuta con un padre assente e una madre bambina. Ho iniziato a recitare perché volevo che i miei si accorgessero che esistevo”. L’articolo successivo parla di alcuni personaggi famosi. Come Drew Barrymore, protagonista di Et a 7 anni, alcolizzata a 9, cocainomane a 12, disintossicata a 14, autrice dell’autobiografia Little Girl Lost. Il figlio di Depardieu dice: “Non sono nato normale. Dormivo quattro ore per notte, mi alzavo alle quattro del mattino. Pestavo sempre i piedi, ero quasi autistico. A scuola non combinavo niente, ho cominciato a fumare schifezze e sniffare colla”. E ancora, Chiara Gamberale racconta: “Ero così sensibile che il neuropsichiatra mi ha mandato in una scuola sperimentale: l’80 per cento erano handicappati, il resto noi “sensibili”, tutti figli di sessantottini”.
Quelle accennate dal Corriere delle Sera sono alcuni esempi di infanzie non rispettate, in cui ai bambini non è stata riconosciuta alcuna dignità . Questi bambini ignorati e offesi sono generalmente considerati difficili, troppo sensibili o capricciosi. Di loro parla diffusamente Alice Miller in Il bambino inascoltato con l’intento di smascherare ogni possibile forma di “pedagogia nera” ossia l’educazione volta a occultare le esigenze dei genitori e degli educatori e a infondere il più presto possibile nei bambini il senso della loro colpevolezza e cattiveria. La Miller scrive con grande chiarezza e senza lasciare alcuno spazio al fraintendimento delle sue idee che mi sembrano assai condivisibili:
Siamo abituati – anzi siamo stati educati a questo – a rispettare il potente e a proteggerlo da ogni rimprovero mentre cerchiamo di “educare” chi è più debole, indifeso e indipendente. Nei dieci comandamenti si dice: “Onora il padre e la madre”, ma da nessuna parte è scritto: “Onora i tuoi figli, affinché essi possano più tardi onorare sé stessi e gli altri.” La vittima inerme deve dunque attendersi, nella nostra società , di non essere protetta, bensì colpevolizzata e umiliata, mentre l’autore del misfatto trova protezione e difesa. […] Secondo una vecchia credenza popolare, si possono far soffrire i bambini senza che ciò abbia conseguenze, perché sono “ancora piccolini”. E’ vero invece il contrario, anche se è cosa poco conosciuta. I bambini dimenticano solo in apparenza ciò che è stato loro fatto, poiché nell’inconscio ne conservano un ricordo fotografico, che – come si può dimostrare – viene riattivato in determinate circostanze. Se però tali circostanze non si presentano, se manca ogni ricordo e l’infanzia viene fortemente idealizzata, il futuro adulto rischierà spesso di tormentare altre persone o sé medesimo in maniera analoga a quella in cui un tempo veniva tormentato lui stesso, senza tuttavia potersi ricordare del passato. Per risparmiare gli autori del misfatto, le “persone da rispettare”, dai rimproveri delle loro vittime, nella nostra società viene ostinatamente negato o cancellato o banalizzato – anche dagli esperti in questo campo – il nesso tra le vicende sofferte nell’infanzia e i successivi sintomi della malattia. (pagg. 315-316)
Il bambino inascoltato è un saggio destinato ai professionisti e alcuni tecnicismi lo rendono a volte ostico, ma mai inaccessibile. Il testo è ricco di casi che si riferiscono anche a personaggi famosi che hanno lasciato un’ampia documentazione della propria vita come Virginia Wolfe o Franz Kafka. A quest’ultimo è dedicato un intero, illuminante, capitolo che mostra come l’opera poetica può essere intesa come messaggio cifrato che racconta la realtà nascosta della prima infanzia.
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