Sul Corriere dell Sera del 6 febbraio 2005, a pagina 10, compare un annuncio del Ministero della Salute (Dipartimento della prevenzione e della comunicazione – Ufficio del commissario ad acta) che così recita:
Le bevande commercializzate in lattine la cui apertura avviene con dispositivo “stay on tab” o a linguetta rientrante, come il consumo di ogni altro alimento, richiede il rispetto delle condizioni di igiene, in quanto la eventuale contaminazione della linguetta può comportare, dopo lo strappo, l’introduzione nella bevanda di agenti microbici.
Pertanto, fermo restando che le lattine devono essere riposte in ambienti puliti e le superfici esterne devono essere mantenute pulite, ai consumatori si raccomanda:
- di prestare molta attenzione allo stato delle confezioni;
- che, prima di aprire il contenitore o la lattina con dispositivo di apertura a linguetta rientrante o a strappo, è buona regola igienica pulire la zona di apertura;
- di scartare o restituire al venditore il contenitore insudiciato;
- che appare, in generale, igienicamente più appropriato consumare le bevande dopo averle versate in un contenitore idoneo all’uso;
Questo annuncio, che ricorre con dovizia di dettagli anche nel sito del Ministero, merita due osservazioni che riguardano rispettivamente il contenuto e la forma.
In merito al primo aspetto, non è chiaro il senso della comunicazione: sembra la raccomandazione di una mamma apprensiva fissata con la pulizia. Se le lattine fossero davvero pericolose per la salute del consumatore perché non permettono di conservare in modo appropriato la bevanda, allora andrebbero proibite (o comunque si potrebbe imporre ai produttori di stampare un avviso che ne scoraggi l’uso come avviene con le sigarette). In caso contrario, non vedo la necessità di acquistare uno spazio su un quotidiano per consigliare di fare attenzione alla pulizia di una lattina. E poi: qual è il modo corretto di nettare la linguetta? Passarci sopra il dito? Strofinarla con un tovagliolino di carta? Sfregarla contro i jeans?
Per quanto riguarda la forma, la qualità dell’italiano è veramente deprimente. Con che coraggio si può scrivere “si raccomanda che…”? Inoltre, un periodo non dovrebbe finire con un punto? Se non ricordo male, su qualsiasi manuale di relazioni pubbliche è scritto a chiare lettere che sapersi esprimere correttamente rientra tra le competenze di base di un comunicatore.