Esperimento di verità di Paul Auster è una raccolta di storie minime accomunate dalla presenza di una coincidenza. Peccato che la maggior parte di questi aneddoti autobiografici siano piuttosto insignificanti e raccontati in modo piatto e senza particolare grazia. Ad esempio:
[…] R. mi raccontò di un libro introvabile che cercava invano di scovare setacciando librerie e spulciando cataloghi, alla ricerca di quella che doveva essere un’opera eccezionale, divorato da una gran voglia di leggerla. Mi raccontò di come un pomeriggio, trovandosi a camminare per la città , prese una scorciatoia che attraversava la Grand Central Station, salì le scale che portavano a Vanderbilt Avenue e notò una giovane donna in piedi appoggiata alla balaustra di marmo con un libro davanti a sé: proprio il libro che stavo disperatamente cercando.
Non era certo il tipo che attacca discorso con gli sconosciuti, ma la coincidenza gli parve troppo sbalorditiva per starsene zitto.
– Puoi anche non crederci, – si rivolse alla giovane donna, – ma ho cercato quel libro dappertutto.
– E’ splendido, – rispose lei. – Ho appena finito di leggerlo.
– Sai dove potrei trovarne una copia? – domandò R. – Non so spiegarti quanto sia importate per me
– Ecco la tua copia, replicò la giovane donna.
– Ma è la tua, – protestò R.
– Era mia, – disse la donna, – ormai non mi serve più. Oggi sono venuta fin qui proprio per darla a te.
In definitiva, 93 pagine piuttosto noiose. Unica eccezioni: il racconto di Natale di Auggie Wren, che chiude il libro.
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