Come si addomestica una notizia

Il Corriere della Sera del 17 maggio 2005 contiene un articolo dal titolo Blog politici: sopravvalutati (ne ho fatto uno screenshot per scongiurare improvvise sparizioni). Nel testo, Luciano Lombardi ci spiega che:

Dopo aver raggiunto il suo volume massimo in occasione delle ultime elezioni presidenziali Usa, la “bolla” dei weblog come fenomeno alternativo ai media tradizionali sembra sgonfiarsi.
[…]
A mettere ulteriormente a repentaglio la consistenza della suddetta bolla sui rapporti tra vecchi e nuovi media è arrivato un nuovo studio, firmato dall’autorevole centro di ricerche statunitensi Pew Internet American Life Project e pertanto degno di massima attenzione.
[…]
“Quello dei blog – spiega il responsabile della ricerca Michael Cornfield – è un potere parziale, perché soggetto a mutamenti che dipendono da fattori legati all’insieme dell’informazione disponibile”.

L’articolo si riferisce a un comunicato stampa del giorno prima che riporta i risultati di una ricerca sperimentale (pdf) condotta da Pew Internet in collaborazione con BuzzMetrics.
A mio avviso, nessuna delle affermazioni contenute nel rapporto o nel comunicato stampa autorizzano Lombardi a parlare di bolla del blog. Anzi, il documento arriva a ben altre conclusioni. Cito e traduco da pagina 30:

Abbiamo anche alcune conclusioni sostanziali. Un blog è un posto molto adatto per il formarsi di un brusio (buzz). Un blogger può alimentare una conversazione con commenti di prima qualità su documenti tratti dalla rete e tale conversazione può crescere grazie agli strumenti che hanno reso possibile la blogosfera. Tuttavia affinché una conversazione si estenda fino a diventare un brusio e affinché tale brusio diventi rilevante per la discussione pubblica, è necessario che entrino in campo altri fattori, pochi dei quali sono a disposizione e possono essere attivati a comando da un singolo blogger o da un gruppo organizzato di blogger.

In merito alla citazione attribuita a Cornfield, si tratta con tutta probabilità del tentativo poco riuscito di sintetizzare questo passaggio del comunicato stampa:

“La blogosfera rappresenta chiaramente un notevole rafforzamento della discussione pubblica,” ha detto Michael Cornfield, ricercatore senior del Pew Internet & American Life Project. “Ma dobbiamo essere cauti nell’attribuire un potere a determinati blogger che si occupano di politica. Tale potere aumenta o diminuisce in funzione del tipo di informazioni disponibili, al comportamento di altre voci pubbliche e alla tendenza dei formati della rete di evolvere molto rapidamente”.

A me pare che il senso sia un po’ diverso da quello che vuole attribuirgli Lombardi e che ci sia una sola cosa certa: alcuni giornalisti farebbero bene a documentarsi un po’ meglio prima di mettersi a scrivere.

3 Responses

  1. Pingback: blogo.it
  2. forse sarà citato nei vari articoli che confesso di non aver letto ma il maestro è
    Noam Chomsky (Atti di aggressione e di controllo, solo per citarne uno, ma molti altri in epoche non sospette – La fabbrica del consenso, Il potere dei media, ecc.)
    Per non scomodare Ser Karl Popper che perlando della cattiva maestra Televisione ha toccato tutti i media