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Fortunato Depero: necessità di auto-rèclame

Nel bar del Mart (Museo di Arte contemporanea di Trento e Rovereto) fa mella mostra di sé una frase di Fortunato Depero sulla necessità di farsi conoscere e di reclamizzare le propria arte. Ovviamente, Depero parlava di artisti, ma quello che dice può essere applicato mutatis mutandis in altri contesti:

L’auto-rèclame non è vana, inutile o esagerata espressione di megalomania, ma bensì indispensabile necessità per far conoscere rapidamente al pubblico le proprie idee e creazioni. In qualunque campo della produzione al di fuori di quello dell’arte è permessa e ammessa la più strepitosa rèclame; ogni industriale può e fa la più ardita pubblicità ai suoi prodotti; soltanto per noi produttori di genialità, di bellezza, di arte, la pubblicità è considerata cosa anormale, mania arrivista e sfacciata immodestia. E’ ora di finirla con il riconoscimento dell’artista dopo la morte o in avanzata vecchiaia. L’artista ha bisogno di essere riconosciuto, valutato e glorificato in vita, e perciò ha diritto di usare tutti i mezzi più efficaci ed impensati per la rèclame al proprio genio e alle proprie opere. Il primo e più competente critico dell’opera d’arte è l’artista che l’ha creata: a lui tutti i mezzi per illustrarla e per lanciarla. Se l’artista attende la celebrità e la riconoscenza dell’opera propria per mezzo altrui ha tempo di morire 5.000 volte di fame.

Nella blogosfera l’autorefenzialità è una consuetudine, ma oltre a essere un peccato di vanità può corrispondere alla necessità oggettiva di fare comunicazione per raggiungere un obiettivo. Questo blog, ad esempio, serve per fare business: è rivolto ai clienti e a chi potrebbe diventarlo; serve ad alimentare una serie di relazioni con altri professionisti e ad accumulare conoscenza; offre una panoramica del suo autore come professionista e come persona perché l’aspetto empatico nella consulenza di direzione è importante quanto la competenza. E’ sicuramente auto-rèclame: d’altro canto – parafrasando l’artista roveretano – se il consulente attende che il cliente gli caschi in braccio ha tempo di morire 5.000 volte di fame 🙂