Il termine Web 2.0 indica un uso delle tecnologie della Rete sempre più orientato alle persone e all’interazione sociale. In questo contesto, vengono valorizzati i contenuti, i servizi e le tecnologie che sfruttano meglio il cosiddetto network effect, ossia il fenomeno per cui un bene ha un valore per un consumatore in funzione del numero di altri consumatori che posseggono o utilizzano lo stesso bene.
Senza voler proporre una definizione esaustiva, possiamo indicare quattro aspetti che caratterizzano il fenomeno del web 2.0: la valorizzazione dell’intelligenza collettiva; l’importanza delle informazioni e la loro distribuzione; la facilità d’uso e l’ubiquità; il web come piattaforma.
La valorizzazione dell’intelligenza collettiva
L’intelligenza collettiva emerge in presenza di una massa critica di individui che partecipano a un processo che permette loro di agire da filtro, indicando cosa ha valore e cosa no. Tradizionalmente, i progetti di intelligenza collettiva meglio conosciuti sono i partiti politici, che mobilitano un gran numero di persone per formare politiche, selezionare candidati e per finanziare e svolgere campagne elettorali.
Nel mondo della Rete, uno degli esempi più interessanti in questo ambito è rappresentato dalle folksonomy, ossia sistemi che utilizzano l’input degli utenti per categorizzare dei contenuti: in questo modo si superano la rigidità delle tassonomie tradizionali, spesso inadeguate a rappresentare realtà dinamiche, in favore di meccanismi di classificazione costruiti dal basso.
L’importanza delle informazioni e la loro distribuzione
Nel web 2.0, gli utenti non si limitano a leggere, ma scrivono, dalle semplici etichette da assegnare a un’informazioni (tag) a interi blog, e utilizzano software che permettono loro di condividere quello che hanno creato e di socializzare con altri utenti. Il really simple syndication (rss) è lo strumento che meglio stigmatizza questa tendenza: grazie ad esso, chi produce e pubblica del contenuto su un sito può confezionarlo in modo che sia distribuibile e aggregabile su altri siti. Il formato è diventato tanto popolare, che si è velocemente trasferito dal mondo dei blog a quello dei cosiddetti media mainstream: oggi tutti i principali siti di informazione mostrano l’iconcina arancione con scritto Rss o Xml.
Facilità d’uso e ubiquità
In contrapposizione a una tecnologia che inserisce sempre nuove funzionalità nei prodotti e non si preoccupa di capire se sono veramente utili e se gli utenti sono in grado di usarle, i fautori del web 2.0 hanno adottato la filosofia del “less is more”: un’applicazione deve essere in grado di svolgere un compito specifico in modo efficiente con una curva di apprendimento il meno ripida possibile.
Allo stesso tempo, l’applicazione deve essere accessibile con dispositivi diversi da un computer: dal Pda al cellulare fino ad arrivare ad apparecchi specializzati come l’iPod o il decoder satellitare.
Il web come piattaforma
Il web si sta trasformando in piattaforma: per molte attività, gli utenti non hanno più bisogno di istallare del software sul proprio computer, ma possono utilizzare un’applicazione che gira all’interno del browser. Gran parte dell’elaborazione dei dati necessari avviene sul server che eroga l’applicazione invece che sul computer dell’utente: questi riceve solo i pezzi di software necessari a gestire l’interfaccia e l’interazione con il sistema.
La prima conseguenza di questo approccio, soprattutto a livello aziendale, riguarda il fatto che non è più necessario distribuire il software e aggiornarlo, perché ogni volta che l’utente si connette con l’applicazione web, scarica e utilizza l’ultima versione della porzione di codice di cui ha bisogno.
La seconda conseguenza consiste nell’opportunità di costruire un’applicazione prelevando le varie componenti da luoghi diversi della rete (Internet o quella aziendale) e assemblandole sul momento: è sufficiente sapere quali sono i comandi con cui si può colloquiare con le singole parti. La combinazione di due o più web application viene chiamata in gergo mash-up (letteralmente: poltiglia).
Il “web come piattaforma” è un orientamento che trova corrispondenza, a livello aziendale, nella tendenza a gestire l’integrazione delle infrastrutture di information technology con architetture orientate ai servizi (Soa, service-oriented architecture). Queste ultime, infatti, promettono di rendere interoperabili tecnologie eterogenee, sistemi acquistati o sviluppati in epoche diverse e da fornitori differenti per soddisfare esigenze che evolvono continuamente.
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