Da quando l’espressione agenda setting è entrata nel lessico corrente, sono stati condotti circa 400 studi su questo argomento e molti di questi supportano la tesi per cui l’agenda dei media (ossia ciò che i media ritengono meritevole di attenzione) influenza l’agenda pubblica (ovvero ciò di cui la gente discute). In altri termini, i mass media sono (o, volendo essere più cauti, sembrano) in grado di ispirare il dibattito pubblico suggerendo quali sono gli argomenti di cui vale la pena discutere o meno. Questo fenomeno diventa particolarmente evidente in occasione delle campagne elettorali, quando i candidati cercano di impostare l’argomento di discussione a loro più favorevole e si prodigano per usare i media come cassa di risonanza e strumento di endorsment. Si pensi alle ultime elezioni politiche, quando la Cdl è riuscita a impostare la discussione costringendo l’Unione a mettersi sulla difensiva sul tema delle tasse: Prodi ha risposto cercando di alzare il tono della discussione a un livello più “alto†con il suo invito a tornare a sognare, ma l’operazione gli è riuscita solo in parte perché il dibattito è rimasto per lo più sul greve grazie al cavaliere.
Sarà così anche nel 2011? In parte sì, ma tra cinque anni è probabile che anche in Italia, i consumatori di informazione si siano spostati verso le versione on line dei giornali. Negli Stati Unti, il sorpasso è già stato segnalato dal New York Times e da altre testate.
Questo passaggio non segna solo un cambiamento nelle modalità di distribuzione delle notizie (dagli atomi ai bit, come direbbe Negroponte), ma determina un deciso cambiamento nelle logiche di produzione e nelle abitudini di consumo dell’informazione. Molte grandi testate americane, ad esempio, permettono agli utenti di interagire con le notizie commentando gli articoli pubblicati (a questo proposito leggi I quotidiani italiani e Internet – Uno studio di Luca Conti su Pandemia). Esperimenti come Newsvine vanno un po’ oltre e affiancano il flusso di notizie prodotte dai professionisti dell’Associated Press con i testi creati dagli utenti. Questi ultimi, in funzione del numero di voti ricevuti e del numero di commenti, vengono presentati con evidenza anche in homepage. Si tratta di un primo, timido, esempio di “agenda condivisa†tra professionisti e dilettanti dell’informazione: ciò di cui si discute e, soprattutto, ciò che appare in “prima pagina†non è deciso solo dall’editore, ma anche dal lettore/utente. E’ un fenomeno che cambia radicalmente il panorama dei media e mina la capacità delle oligarchie economiche e politiche che li controllano di determinare l’agenda pubblica, alimentando quella che Noam Chomsky chiama fabbrica del consenso.
Parlare di salute mentale, serenamente
Vi segnalo un progetto molto interessante: Serenamente, il magazine di psicologia che vuole rendere la salute mentale accessibile a tutti. Sul sito leggo che l’obiettivo
2 Responses
Ciao ho inserito un trackback al tuo articolo in un post nella homepage di http://www.spaghettispindoctors.com un documentario sull’agenda setting, se ti va di partecipare alla community ed alla discussione ci trovi lì!