Le Web 3 finisce in farsa

Le Web 3 si è concluso con una montagna di polemiche sui contenuti, sull’organizzazione, sulle marchette elettorali di Loic Le Meur (vedi, per esempio: Loic Lemeur: Betraying 1000 attendees for his own political ambitions? in questo momento sulla homepage di Techmeme) e sul licenziamento di Sam Sethi di TechCrunch UK.

Ma andiamo con ordine e partiamo dai contenuti. Immaginate una platea di persone che lavorano tutti i giorni con tecnologie e servizi che hanno a che fare con il web 2.0; molti di loro hanno un blog e usano i social network. A questa platea, per esempio, il fondatore di Second Life ha fatto una demo del servizio! Nello spazio dedicato agli sponsor invece, un ragazzetto mi ha proposto una demo di Google Earth (software che ho istallato da prima che diventasse di Google). Insomma, gli argomenti erano un po’ scontati e, salvo qualche intervento, non mi è capitato di ascoltare nulla di nuovo.

L’organizzazione ha sofferto della presenza dei ben tre fuori programma: l’intervento di Shimon Perez, quello di François Bayrou e il patetico discorso elettorale di Nikolas Sarkozy. Mentre il nobel per la pace ha comunque lanciato una affascinante visione del mondo su cui riflettere, i due politici francesi hanno detto il solito cumulo di banalità e sono venuti non certo per parlare con noi, ma per farsi riprendere dalle telecamere. Almeno Bayrou ha parlato a braccio e si è seduto su una sedia per articolare una conversazione. Invece Sarkozy ha letto un discorso farcito di slogan e poi è scappato via. Non so i francesi, ma gli stranieri si sono veramente irritati per questo marchettone elettorale: non ha molto senso spendere centinaia di euro per andare a sentire dei politici che non voterai raccontare le solite fesserie.

A un certo punto, finanche Sam Sethi, redattore di TechCrunch UK (sponsor dell’evento) ha scritto un post in cui si lamentava (vedi: Le Web 3 the good, bad and ugly). Loic Le Meur ha commentato le opinioni di Sam insultandolo (salvo poi ritrattare e chiedere scusa), mentre Mike Arlington lo ha licenziato e ha sospeso la pubblicazione di TechCrunch UK (vedi: Puttig TechCrunch UK on hold). Trovo che questa decisione rappresenti un bruttissimo esempio di cosa i blog non dovrebbero mai essere: Sam non ha sparato a zero sulla conferenza o detto cose insensate; ha proposto degli argomenti che a me non sembrano affatto campati per aria. Sono proprio quelle cose di cui si sta parlando adesso nei blog di chi ha partecipato: forse varrebbe la pene approfondire invece di censurare. Fare finta che sia tutto bello non serve a nessuno. Voi che ne pensate?

8 Responses

  1. ma i bloggers non erano tutti buoni ed incompresi dai “poteri forti” che li vogliono censurare per paura che gli usurpino il potere?
    a parte gli scherzi mi sembra che sia invece un segnale del fatto che la blogosfera è esattamente come tutte le “altresfere”: essendo fatta di persone, tra queste ce ne sono alcune che la vivono come mezzo per soddisfare le proprie ambizioni (il che di per sè non rappresenta un problema), e tra queste ce ne sono alcune che per farlo sono disposte a ricorrere a tutti i mezzi a loro disposizione.
    vale poi sempre l’assioma weberiano per cui il primo fine di qualunque organizzazione è la sopravvivenza dell’organizzazione stessa, e per quanto democratica (?) la blogosfera, almeno nella sua componente “alta”, sempre più tende a consituirsi come un’organizzazione, anzi come una istituzione, con i suoi ruoli, riti, pratiche e procedure, e chi le mette in discussione è contro l’organizzazione.

  2. Sono d’accordo con te Nicola. Ed alla fine di tutto, dopo le perdite di tempo, le fesserie dei politici, gli speech scontati, i ragazzetti di Google che pensano che tutto il Mondo sia fatto di ragazzetti simili a loro, la cosa peggiore e’ davvero la storia di TechCrunch. Perche’ e’ qualcosa che va contro l’essenza stessa della blogosfera, e cioe’ la liberta’ d’espressione, la trasparenza, lo scambio libero di opinioni e tutto il resto. Io spero che Loic (che ha scatenato Arlington) e Arlington stesso ci ripensino, chiedano scusa e rimettano tutto a posto.

  3. La storia di Sam Sethi ha lasciato un mucchio di strascichi. Mike Arlington ne parla in un lungo post su CrunchNotes (http://www.crunchnotes.com/?p=322), mentre Tom Raftery riporta che l’account di Sethi su Typepad sarebbe misteriosamente scomparso (http://www.tomrafteryit.net/sam-sethis-personal-blog-disabled-by-loic/). Notizia smentita dallo stesso Sam, che annuncia la subitanea apparizione dell’account con tanto di credito. Qualcuno deve aver detto a Loic che non è il caso di portare avanti questa cosa all’infinito 🙂 Trovo comunque piuttosto patetico che Arrington sputtani Le Web dicendo che gli organizzatori non gli hanno voluto pagare il biglietto aereo! Mah…

  4. Pensa la coincidenza.
    Passavo per Mantellini e all’ennesimo post
    sulla mappa dei blog italiani ho commentato che forse
    sarebbe il caso di occuparsi di quella che è una cosa gravissima
    ovvero “le conseguenze” di Les Web…taci che subito dopo ho scoperto
    Pasteris e Mattina. Mi sono consolato con voi 🙂
    Thx.

  5. Sam già mi era simpatico perché non è uno di quei giornalisti che se la tira. A Parigi, in quella bolgia, si è presentato lui stesso a me, invece del contrario. Era andato, appunto, a fare il giornalista.
    La caduta di stile di Techcrunch la dice lunga su quante possibilità abbiano i media web di rimpiazzare quelli tradizionali nel prossimo futuro. Come accordare a questi individui una fiducia a lungo termine, che dovrebbe essere la base del rapporto fra stampa e lettore?

  6. @Andrea. Io penso che sam è stato licenziato per il seguente motivo: chi altri avrebbe accettato TechCrunch come media partner sapendo della possibilità di ricevere critiche da parte dei redattori della testata? Questo è quello che deve aver pensato Mike Arlington, che ormai non è più un blogger ma un editore, il che cambia radicalmente il suo modello di comportamento 🙂