I pochi giorni di pausa che mi sono concesso a cavallo di Capodanno sono stati accompagnati dalla quotidiana lettura del Corriere della Sera, che ormai compro solo quando sono distante dal computer (il feed rss è nel mio aggregatore).
Il 30 dicembre del 2006, in prima pagina c’era un commento di Bernard-Henry Lévy dal titolo: I blog, Bush e i complottisti. Ecco tutto il peggio del 2006. Il pezzo è banale e pieno di frasi fatte: il livello è quello dei servizi natalizi che vengono trasmessi ogni anno dal telegiornale. Accanto al mio poco apprezzamento, vorrei sottolineare due aspetti che me lo hanno reso particolarmente antipatico.
Il primo riguarda il fatto che il titolo ha poco a che vedere con il contenuto dell’articolo. I blog, infatti, sono citati solo alla fine e non rappresentano quindi la cosa peggiore del 2006 che invece viene riassunta così: “E’ stato l’anno in cui l’America ha capito che il suo amato presidente era un incompetente e un bugiardo”. Non credo, però, che Lévy abbia colpa per il titolo, quindi il biasimo è indirizzato direttamente a chi lo ha confezionato.
La seconda riguarda il commento sui blog, e qui la colpa è tutta del francese: “E’ stato l’anno in cui si è confermato che la vera disinformazione non è più nella mancanza o nella scarsa informazione, e nemmeno nella censura ma, al contrario, nell’inondazione, nel flusso ininterrotto di notizie e commenti, nello tsunami di reti televisive, di schermi, di nuovi supporti, di blog. E’ stato l’anno dei blog, appunto. Cioè di un planetario guardarsi l’ombelico. E’ stato l’anno in cui si è capito che i giornali potevano sparire perché tutti erano giornalisti, ciascuno aveva il suo punto di vista, e tutti i punti di vista avevano egual valore”.
Confesso la mia ignoranza: ho dovuto cercare su Internet per sapere chi fosse Bernard-Henry Lévy e perché egli ritenesse che il suo punto di vista avesse più valore del mio. C’è da dire che la voce su Wikipedia non è particolarmente lusinghiera nei suoi confronti. Viene infatti descritto come un sedicente filosofo, narcisista e borioso per il quale è stato coniato il detto: “Dio è morto, ma i miei capelli sono perfetti”.
Eppure, come ha detto un mio amico: “a lui lo pagano per scrivere sul Corriere della Sera, mentre tu scrivi aggratis sul tuo blog”. Quindi, il punto di vista del francese vale più del mio perché qualcuno è disposto a pagare per pubblicarlo. E’ un metro di giudizio, su questo non c’è dubbio. Voi che ne pensate?
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11 Responses
Il Corriere della Sera, nell’ultimo anno secondo me è sceso a livelli abissalmente bassi. Quasi a livello di un tabloid inglese.
Io non ne avevo mai sentito parlare finchè non ho letto quel che ne dice il sociologo francese Pierre Bourdieu nel suo “Sulla televisione”, libro molto interessante.
A leggere quello, pare che BHL dovrebbe essere l’ultimo a parlare di “guardarsi l’ombelico”.
Sarà anche vero che “a lui lo pagano per scrivere sul Corriere della Sera, mentre tu scrivi aggratis sul tuo blog ma questo ci dice qualcosa del valore di quel che scrive?
Ah, e adesso se qualcuno venisse a dire che i giornali non sono autoreferenziali… 😉
Nicola, anch’io sono rimasto stupito di fronte al brutto articolo di questo Lévy. Sul fatto che “lui lo pagano per cui ha valore”: purtroppo questo è solo uno dei tantissimi casi che da sempre caratterizzano la produzione dei contenuti, qualsiasi essi siano. Altrimenti non esisterebbe robaccia come il Grande Fratello, ecc.
Forse la differenza è che la Rete sta creando (timidamente, sia chiaro) una specie di equalizzatore delle opinioni, aumentando le possibilità di scelta e di influenzare altre persone. Chissà , forse un giorno ci sarà una specie di Pagerank anche per gli altri media, così da far svettare le cose più segnalate.
Lèvi è noto anche per i suoi amori e per le “parentele” da gossip.
Ama farsi riprendere tra arredi sontuosi, con pose “maledette” che farebbero impallidire Briatore. Il resto (inteso come pensiero, parole ed opere) è optional, credimi..
Caro Nicola, si vede che non leggi Vanity Fair. Come non conosci BHL? Meglio per te, fa solo rabbrividire, come del resto il suo articolo sul corriere, che si fatica a leggere a mala pena una riga sì e due no. Quello che scrivono lui e i commentatori delle principali testate mondiali è irrilevante, è un venticello che non lascia traccia. Quasi mi meraviglio che ne fai un post sul tuo blog, che invece è serio, interessante e piacevole come pochi altri. I generosi riconoscimenti economici che i giornalisti del vecchio mondo ricevono, spesso sono solo dei risarcimenti per la desistenza a fare onestamente il loro lavoro. Io ho smesso di guardare la televisione circa 5 anni fa, gli ultimi quotidiani che ho comprato risalgono a circa un anno fa, quando repubblica in competizione con il carlino si è rivelata la migliore carta assorbente per le pipì del mio educando cagnolino.
BHL ormai da anni fa parlare solo per le sue molli frequentazioni mondane, cronaca rosa. Così come la maggior parte della gentaglia intellettuale che si trincera dietro dorate barriere di privilegi, pagate al prezzo della falsità e dell’inutilità del proprio operato. Spero che internet renda obsoleti e in via di estinzione oltre i giornalisti inutili che non fanno inchieste e indagini, ma che stanno comodi a commentare e a collezionare, anche gli avvocati e i notai. Temo che per questo si debba aspettare ancora a lungo. Oppure tu ne sai qualcosa in più?
N.B.
La storpiatura del cognome del personaggio in questione nel mio commento precedente non era casuale o dovuta ad ignoranza.
Troppa gloria gli potrebbe ulteriormente dare alla testa.
Virgilio, grazie dell’apprezzamento… In effetti Vanity Fair non rientra tra le mie letture abituali 😉
Nicola
Nicola,
complimenti. Era da qualche tempo che non capitavo sul tuo blog e l’ho trovato pieno di informazioni e riflessioni interessanti. Sull’articolo del nostro. Senza giudicare la persona (anche io purtroppo non leggo Vanity Fair) l’ho trovato pieno di giudizi politici del tutto personali (perfettamente leciti, per carità , ma del tutto opinabili) e un paio di spunti da approfondire.
Il primo è quello relativo al proliferare delle più variegate tesi complottiste che (aggiungo io) in rete trovano il brodo primordiale in cui crescere e proliferare e dall’altro il riferimento “all’inodazione” informativa con lo specifico riferimento ai blog. Ora mi rendo conto che per chi ha scelto da anni, come te e i tuoi lettori, questo strumento per condividere idee e conoscenze le affermazioni di BHL possano suonare come unì’assurda difesa del potere acquisito negli anni da giornali e televisione o dalla casta dei c.d. intellettuali/opinionisti, ma converrai che la blogsfera è piena di esempi che confermano che l’approccio di molti sia quello di “guardarsi l’ombelico”.
Penso comunque di fare un pezzo per il sito della FERPI riprendendo il tuo intervento.
Ancora complimenti
FB
Fabio, grazie per i complimenti e per la futura citazione 🙂
E’ sicuramente vero: la blogosfera è molto autoreferenziale e la grande abbondanza di informazione ha vantaggi e svantaggi. Tra i vantaggi, c’è sicuramente la ricchezza, ma il principale svantaggio è probabilmente la mancanza di filtri efficaci per individuare le informazioni pertinenti (quelle che interessano il singolo utente, non quelle più popolari), per cui è assai facile finire su siti che consumano la nostra attenzione senza restituire un adeguato valore…
Ciao
Nicola
A me è sembrato un articolo condivisibile in molti punti anche se il titolo era profondamente sbagliato. La generalizzazione sui blog è sicuramente banale, ma mi sembra ipersensibile la critica al’articolo solo per quel passaggio che è comunque un legittimo punto di vista. Quanto alla personalità ipernarcisistica di BHL non credo che ci sia qualcuno sulla faccia di questa terra in grado di negarlo.
chi viene pagato ha più “valore” di chi scrive gratis? Dipende. Non sempre comunque. Però cosi va il mondo. Del resto noi tutti compriamo (paghiamo) solo le cose che riteniamo utili (di valore) per noi.
I blog danno fastidio perché rompono sostanzialmente le scatole, rompono un monopolio: un tempo solo pochi eletti potevano scrivere sui giornali o andare in tv. Oggi la rete ha abbattutto queste barriere, e quel che è peggio è che internet rischia di diventare più importante della stampa e della tv. Tutti, fino a ieri, aspiravano segretamente di scrivere sul Corriere o ad andare in tv. Oggi questo interessa meno, tanto c’è la rete dove posso dire quello che voglio.
Se BHL ier scriveva stronzate sul Corriere, nessuno o quasi poteva confutargliele. Oggi coi blog lo possono fare tutti. E scusate se è poco 🙂