Qualche giorno fa ho partecipato a un’interessante discussione sul blog si Luca De Biase su Pubblicità e qualità . Cerco di sintetizzare i termini della questione e di proporre alcune ulteriori riflessioni.
Nel mondo dei media di massa la produzione di contenuti è resa possibile dalla disponibilità di un inserzionista che paga per far comparire un messaggio promozionale accanto a dei contenuti (per esempio, un programma televisivo o una rivista) indirizzati ad interlocutori potenzialmente interessati allo stesso messaggio. In quel mondo esistono delle metriche che sono legate essenzialmente all’audience, al costo per ciascun contatto e al ritorno sull’investimento. Le stesse metriche valgono nel mondo dei nuovi media fintanto che ci troviamo di fronte a siti che hanno una struttura di produzione analoga a quella dei media tradizionali (come i giornali on line o i grandi portali).
Le regole cambiamo quando prendiamo in considerazione la miriade di siti piccoli e piccolissimi in cui appassionati parlano e discorrono di tutti gli argomenti possibili e immaginabili. In questo caso non abbiamo un’industria che “certifichi” tipologia e qualità del contenuto e, allo stesso tempo, abbiamo delle audience che non rendono irrilevanti i guadagni per l’editore amatoriale.
Per esempio, qualche giorno fa, Guy Kawasaki ha fatto un riepilogo dei suoi risultati come blogger (A Review of My First Year of Blogging) evidenziando che, nonostante abbia quasi 23.000 lettori che leggono il sito via rss o email) e abbia totalizzato 2.436.117 pageview, gli introiti pubblicitari prodotti con Google AdSense ammontino solamente a 3.350 dollari in un anno: una miseria se consideriamo il tempo necessario per scrivere i 262 pubblicati nello stesso periodo. Ovviamente il valore del blog per Guy Kawasaki non è nei ricavi pubblicitari. Come sottolinea i motivi reali sono:
- aumentare le probabilità che i prossimi due ragazzi che stanno pensando al futuro Google se lo facciano finanziare dalla sua società di venture capital;
- per supportare le società in cui ha interessi di qualsiasi tipo;
- per verificare in prima persona quali sono le potenziali di un modello di business fondato unicamente sull’advertising on line;
- per lanciare delle idee e testarle grazie al contributo di migliaia di persone.
Guy Kawasaki, quindi, monetizza lo sforzo necessario ad alimentare il proprio blog indirettamente. E così fanno molti altri, anche il sottoscritto, per il quale il blog è una palestra di esperienza, un modo per alimentare contatti e relazioni un bloc notes condiviso e molto altro.
Cosa accade, invece, a tutti coloro che non alimentano un blog perché è funzionale al proprio business? Quali sono i potenziali flussi di ricavo? Perché Luca De Biase ha sicuramente ragione nel sostenere che la remunerazione è un grosso incentivo per continuare a produrre. Lavorando nell’editoria è abituato a un modello in cui i soldi arrivano dalla pubblicità . Ma siamo sicuri che questo modello di business abbia senso anche nel mondo della Rete?
Oggi, Nova24 si apre con un pezzo di Weinberger che ribadische che I mercati sono davvero conversazioni. Ebbene, se ciò è vero, forse il seguente sillogismo potrebbe rappresentare un interessante spunto per esplorare nuovi modelli di business:
Le conversazioni a volte sono dei mercati
I blog sono conversazioni
I blog a volte sono dei mercati
Per far tornare il sillogismo categorico occorre rigirare la famosa frase di Weinberger (se qualcuno ne capisce più di me di logica, lo ringrazio in anticipo per il contributo 😉 ).
Concludo: se i blog sono mercati, allora nella blogosfera si possono effettivamente svolgere le transazioni auspicate dalla pubblicità . In altri termini, come immaginavo in un commento lasciato nel blog di De Biase, un blogger può materialmente vendere i prodotti che usa, conosce e consiglia ricevendo la percentuale che normalmente spetta al commerciante. Questo sposterebbe la blogosfera dal mercato dell’advertising a quello della distribuzione ed, eventualmente, dell’assistenza ai clienti. Un’area in cui la relazione con il lettore/consumatore può essere monetizzata in modo molto più consistente che nella pubblicità .
Attendo i vostri contributi sull’argomento.
technorati tags:pubblicità , lucadebiase, blogosfera, mercati, conversazioni, weinberger, nova24, guykawasaki
2 Responses
al tuo argomento del assistenza al cliente o della distribuzione come motivazione principale di un blog non ci credo neanche una seconda….
con un blog sei solo tu a parlate al mondo (anche se non ci sono molti a ascoltarti…) e solo non puo fare distribuzione ne assistenza che per essenza hanno bisogno di numeri di personne per gestire.
e per questo che secondo me i forum (tipo phpbb) sono talmente forte a distribuire (via dei analisi di prodoti come in Francia hardware.fr: piu di 500K inscriti o presence-pc.com: 120K inscriti) e sopratutto dare assistenza perche ce sempre qualcuno online pronto a dare una mano….
Ho cercato anche io di affrontare questo tema nella mia presentazione al MarketingCamp. Ritengo che i modelli per i paid media e per gli earned media possano influenzarsi a vicenda, ma non credo in possibili inquinamenti, ecco perchè propendo per delle metriche differenti. L’errore sta nel cercare di trovare delle metriche comuni, quando evidentemente parliamo di due modelli diversi. Non ho sull’argomento ancora un’opinione definitiva che è ancora in costruzione, per questo il dibattito mi interessa.