Nova24 e gli apostoli del marketing

Nova 24 del 25 gennaio 2007, pagina 15: Luca Conti propone un reportage sul RomeCamp. Spiega che cos’è, come si svolge, qual è lo spirito: “per partecipare a un BarCamp non è necessario alcun invito formale, ma è assolutamente obbligatorio venire dotati di spirito critico e voglia di interagire”. D’altro canto, lo stesso sito BarCamp.org recita: “a BarCamp is an ad-hoc gathering born from the desire for people to share and learn in an open environment”.

Più sotto nella stessa pagina, un altro articolo di Luca Salvioli parla del MarketingCamp organizzato da Marco Camisani Calzolari, che invece spiega: “Siamo animati dallo spirito di condivisione della rete, abbiamo invitato solo dodici esperti di altro profilo con un’unica regola: tutti devono dare il proprio contributo con 15 minuti di presentazione”.

Allora io mi domando: che cosa c’entra il BarCamp – evento libero, in cui non c’è bisogno di invito per partecipare e dove chi viene può decidere se raccontare qualcosa o meno – con una riunione di dodici professionisti, che si incontrano e si riprendono con una telecamera? Secondo me, nulla! Voi che ne pensate?

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8 Responses

  1. Nota storica: da qualche anno Tim O’Reilly organizza un evento estivo *rigorosamente* su invito sotto il nome di FooCamp, un paio di anni fa in reazione al fatto di essere stati esclusi alcuni si auto-organizzarono e diedero all’evento il nome di BarCamp: http://en.wikipedia.org/wiki/Foo_Camp (N.B. il nome e’ un “gioco di parole” su foo vs bar). La regola di “solo contributi, nessun invito” viene da li’.

  2. Molto poco. Ma non è detto che sia un male, se allocano con profitto esigenze diverse. Se è così, possono anche essere ritenute complementari, o interconnesse, o facenti parte di un disegno complessivo.
    Vista la brace polemica di questi giorni, ho idea che sulle forme di aggregazione ed elaborazione più adatte a far crescere armoniosamente il web italiano (e non solo) serva una sorta di Costituente: per chiarirsi le idee e darsi contenitori ed iniziative che ottimizzino gli sforzi verso i molti obiettivi sul tavolo, piuttosto che disperderli.

  3. Posso dire qualcosa io che vi ho partecipato. Continuiamo sempre a chiederci ma che cosa c’è di nuovo in questo evento, si faceva già con un altro nome. Ebbene sul profilo dell’evento vi assicuro che il marketingcamp non è nulla di nuovo. Quello che c’è di nuovo è riuscire a riunire professionisti che non si conoscevano, che lavorano per società anche concorrenti, farli discutere sull’innovazione, farli incontrare regolamente, scambiare informazioni, creare nuove relazioni. Lo scopo non è creare una formula nuova che non c’era, ma creare un’occasione di incontro. Se non ci fosse stato il BarCamp non ci sarebbero state le occasioni culturali che avrebbero permesso di organizzare il marketingcamp, la gente non sarebbe venuta, l’avrebbe considerata una perdita di tempo. Il BarCamp sta diffondendo la cultura della condivisione anche negli ambienti dove c’è n’è poca. E’ quindi un’idea che è nata in rete e che abbiamo cercato di portare f uori. Nulla di più. Sono felice perchè se ne ha parlato Nova24 qualcosa avrà pure significato.

  4. @Luca: grazie per la nota storica. Per chi non lo sapesse, foobar è l’equivalente del lorem ipsum per gli informatici: ho perso qualche minuto per scoprirlo 😉
    @ Andrea: per carità nessuno dice che sia male. Quello che mi disturba un po’ è il tentativo di assimilare i due eventi, mentre in realtà hanno uno spirito completamente diverso. Non so perché ma gli uomini di marketing hanno la fastidiosa tendenza ad appropriarsi delle cose e a storcerle a loro uso e consumo. Forse non è un caso che chi ha pensato il MarketingCamp poi si sia presentato a un incontro informale in giacca, cravatta e panciotto e ci abbia fatto un bel pistolotto sul fatto che noi blogger dovremmo occuparci di cose serie 😉

  5. @Maurizio: buffo, ma ci siamo quasi sovrapposti con i commenti per pochi minuti 🙂 Come ho già scritto ad Andrea, la cosa che mi disturba un po’ è l’uso di un nome che fa pensare a qualcosa di aperto, informale e libero, mentre si è trattato di un’occasione di networking tra un gruppo ristretto di professionisti. E’ interessante il fatto che in parte la riunione sia stata ripresa e messa on line perché offre molti spunti di riflessione. Ma a questo dedicherò qualche post la prossima settimana, compatibilmente con le migliaia di cose che ho da fare.

  6. Sai che cosa ti dico? Me ne frego del nome, mi hanno invitato e ci sono andato. Ho incontrato gente davvero interessante e siamo tornati a casa con tante nuove idee. Se si fosse chiamato Pippo per me sareabbe stato lo stesso.
    P.s ma non sei anche tu un uomo di marketing, che fai adesso ti tiri indietro 😉

  7. Tanto che elaboro un pensiero di senso compiuto (non mi ci vorranno più di 24 ore), faccio lo spiritoso: foobar secondo me è “Il ome” della variabile nei programmi, così come da noi c’era l’onnipresente pippo, la variabile milleusi già zia delle altre variabili i, x, y . In effetti la versione americana (foo+bar|baz) fa molto santa trinità…
    Buonanotte

  8. > Una non-conferenza, che reinterpreta i recenti esperimenti di BarCamp in cui, emulando lo spirito degli incontri rinascimentali dei salotti veneziani, unito a influenze “rave”, si genera una nuova modalità di condivisione del sapere.

    Una descrizione un po’ più modaiola no?

    Maurizio se ne frega del nome, lo hanno invitato e c’è andato. Ha incontrato genete interessate ed è tornato a casa con tante idee nuove.

    Il problema è se questo dovrebbe interessre gli altri, quelli che non sono stati invitati e quelli che non ci sono andati.

    mah…