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BarCampLondon2: giorno 2

La prima giornata del BarCampLondon2 si è chiusa con una sessione di Werewolf (anche conosciuto come Mafia): sono rimasto a vedere in partecipanti in circolo mentre si esibivano in buffi riti collettivi e discutevano tra di loro per capire chi fossero i lupi mannari e linciarli. Finiti i giochi, molti barcampers si sono ritirati in una zona che British Telecom aveva messo a disposizione per la notte. Io e Bernhard abbiamo preso un taxi e siamo tornati in albergo.

Il secondo giorno, campeggiatori hanno cominciato con la colazione, mentre il sottoscritto è arrivato con un po’ di calma verso le 11:00, giusto in tempo per l’inizio delle sessioni. Ho seguito con interesse quella di Simon Willison (co-autore di Django) su OpenID, anche se devo dire che non mi ha convinto del tutto: trovo che il meccanismo sia ancora troppo macchinoso per un utente poco esperto… dal punto di vista della user experience c’è ancora molto da fare. Tuttavia, è un dato di fatto che OpenID sta ottenendo un notevole successo.

Si è quindi consumata un lotta tra fautori del semantic web ed evangelisti dei microformati: il dibattito è avvenuto in due sessioni consecutive. Alla seconda ha partecipato anche Chris Messina, co-fondatore del BarCamp, e sostenitore dei microformati. Chris mi ha gentilmente concesso un’intervista, che sarà on line appena avrò avuto il tempo di lavorarci un po’ su per sistemarla.

All’ora di pranzo si chiudono i lavori con una sessione plenaria con tanti applausi e qualche riflessione collettiva. La principale riguarda la dimensione: qualcuno si lamenta che con eventi che raccolgono quasi duecento persone sia difficile mantenere una logica di conversazione. In un certo senso è vero: i BarCamp come questo di Londra – dove c’erano sette sessioni in contemporanea – rischiano di essere frustranti per chi assiste (perché ha la sensazione di perdere sempre qualcosa) e per chi parla (alcune sessioni attirato inevitabilmente più persone a prescindere dall’argomento e cannibalizzano le altre). Forse, quando aumentano le dimensioni, occorre qualche spettatore in più e qualche oratore in meno. Ad ogni modo l’evento londinese è stato molto ben organizzato: complimenti!

Chiuso il BarCamp, un manipolo di persone si sposta in un pub poco distante: continuiamo a fare un po’ di chiacchiere e conosco un ragazzo tedesco molto sveglio. Lamenta la mancanza di “europeismo” in questi eventi e nella blogosfera del vecchio continente in generale. Dice che gli piacerebbe avere visibilità su quello che accade nei vari paesi, ma tutti i blogger scrivono nella propria lingua madre e quindi è molto difficile fare networking e immaginare delle iniziative di respiro europeo. Ha perfettamente ragione e quindi decidiamo di sentirci nelle prossime settimana per provare a costruire un network di blog in inglese che trattino dello stato del web 2.0 nei singoli paesi dell’Unione europea.

Il prossimo BarCamp è in patria: ci si vede in Ancona 😉

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