Io vado spesso in libreria alla ricerca di serendipidità e recentemente mi sono imbattuto in un bel libro di Guastavo Zagrebelsky (Imparare democrazia). L’autore propone un decalogo per invitare alla “riflessione su contenuti minimi necessari all’ethos democratico”. Ebbene, leggendoli, mi sono fatto l’idea che i media sociali permettono oggi di sperimentare davvero questo ethos e non perché – banalmente – facilitano la partecipazione, ma perché sono strutturalmente democratici. Ripercorro i primi cinque punti di Zagrebelsky, aggiungendo qualche notazione personale.
La democrazia è relativistica, non assolutistica. Essa, come istituzione d’insieme e come potere che da essa promana, non ha fedi o valori assoluti da difendere, a eccezioni di quelli sui quali essa stessa si basa: nei confronti dei principi democratici, la pratica democratica non può essere relativistica.
La Rete è relativistica, essa non ha applicazioni da difendere, a eccezione degli standard condivisi sui quali si basa: i media sociali non esisterebbero se tutti non usassimo lo stesso gruppi di protocolli per trasferire informazioni da un capo all’altro.
La democrazia è fondata sugli individui, non sulla massa. Come Tocqueville aveva antiveduto […] la massificazione della società tramite l’uguaglianza e la spersonalizzazione dei suoi membri è un pericolo mortale per la democrazia, aprendo la strada alla tirannide.
La Rete è fondata sui individui connessi tra di loro in configurazioni infinite. Ciascun individuo partecipa liberamente a comunità che sono diversissime tra loro e che, per la loro numerosità e liquidità, non potranno mai diventare massa.
La democrazia è discussione, ragionare insieme. […] Chi, come coloro che si ritengono superiori agli altri, odia i discorsi e il confronto delle idee alla persuasione preferisce la sopraffazione.
La Rete è un unico grande ambiente di discussione e conversazione, in cui nuove idee emergono e si affermano grazie alla collaborazione di molti. La blogosfera, i wiki, i network sociali sono l’esempio concreto dell’attitudine dei cittadini della Rete a confrontarsi per costruire cose nuove.
La democrazia è basata sull’uguaglianza; insidiata mortalmente dal privilegio. L’uguaglianza non è l’omologazione […] Questa uguaglianza come omologazione è una condizione sociale e culturale, che deve essere combattuta dai singoli, affermando il proprio diritto all’originalità rispetto alla massa. L’uguaglianza come contrario del privilegio è essenzialmente isonomia.
La Rete è e deve rimanere neutrale. L’intelligenza è agli estremi, nell’originalità di ciascun nodo rispetto a tutti gli altri. E’ solo assicurando l’isonomia, la vigenza delle stesse regole per tutti coloro che si connettono, che la Rete offre un vantaggio a tutti coloro che la usano. In questo essa è diversa dai media di massa che – a dispetto del nome – non possono che produrre vantaggi solo per pochi.
Aggiungete le vostre riflessioni? L’argomento mi sembra affascinante e c’è sicuramente chi padroneggia queste cose meglio di me 🙂
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